Qui nei paesini del ragusano vi è una tradizione legata alla ricorrenza di San Giuseppe, che cade il 19 Marzo...
Questa affonda le sue radici in periodi molto più antichi (pare che la sua origine si collochi nel XIX° secolo), ma ancora permane, sebbene con qualche differenza rispetto alle caratteristiche originarie.
Un tempo era consuetudine che i fedeli, per grazia ricevuta e talvolta anche solo per devozione, offrissero in voto a San Giuseppe l'allestimento di una cena, alla cui realizzazione contribuiva la padrona di casa, la quale veniva aiutata da parenti e amici.
L'esposizione della cena avviene il venerdì e dura 3 giorni.
Ma la troviamo completa di tutte le pietanze il sabato mattina, quando vengono inseriti anche i cibi fritti (baccalà fritto e polpettine di riso, realizzate con del riso bollito e condito con pepe nero, pane grattugiato tostato, uova, abbondante caciocavallo ragusano grattugiato..quindi viene loro conferita la forma di polpette, si passano nell'impanatura e si friggono).
Una volta che la cena è arrivata al completo con l'inserimento dei cibi fritti, viene effettuata su di essa la benedizione da parte del prete (quindi il giorno che precede quello di San Giuseppe).
Molto suggestivo è il fatto che chi allestisce la cena sceglie tre persone tra quelle più povere del paese: un uomo di mezza età che rappresenta San Giuseppe, una ragazzina che rappresenta Maria e un bambino di 5\6 anni che rappresenta Gesù, chiamate in dialetto 'u Patri,'u Figghiu' e 'u Spiritu Santu.
Il giorno di San Giuseppe, quando la cena è allestita ormai da due giorni, coloro che rappresentano la Sacra Famiglia (le tre persone più povere appena citate) si prendono per mano, si recano in chiesa, ricevono la benedizione da parte del prete, quindi si incamminano, accompagnati dalla banda musicale del paese, nella casa in cui è stata allestita la cena.
Colui che rappresenta San Giuseppe porta con sè un bastone bianco (simbolo di purezza) recante una o due foglie d'arancio. Con questo bussa alla porta della casa dove è stata preparata la cena. Il padrone di casa domanda 'chi è?' e San Giuseppe risponde :'Sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo'. Ma il padrone di casa non apre.
La seconda volta il Santo bussa ancora, a richiesta del padrone di casa si presenta, ma ancora non viene fatto entrare.
La terza volta invece, dopo aver bussato e dopo essersi presentato, la porta gli viene aperta dal padrone di casa.
A questo punto coloro che rappresentano la Sacra Famiglia fanno il loro ingresso e si mettono in meditazione di fronte alla cena, per la quale rivolgono una preghiera di ringraziamento.
Quindi si avvicina la padrona di casa la quale versa all'interno di una bacinella attraverso una caraffa dell'acqua e del vino (segno dell'unione a Gesù Cristo) e solo San Giuseppe si lava le mani.
A questo punto i tre Santi si siedono e consumano la cena.
La tradizione vuole che finchè costoro non hanno terminato, i padroni di casa con i parenti e gli amici (che li hanno aiutati per allestire la cena) non possono, a loro volta sedersi a tavola e mangiare.
Durante il pasto, la padrona di casa si deve prodigare a offrire ai ai tre Santi tutte le pietanze che ci sono.....
come prima cosa viene presentata loro la pasta condita con il 'sugo di San Giuseppe', un sugo particolarissimo e molto aromatico, composto da: salsa di pomodoro, cannella, chiodo di garofano, finocchietto selvatico e cardamomo. Non è prevista la presenza di carne nè all'interno della salsa nè in nessuna delle pietanze, in quanto la cena viene allestita nel periodo della Quaresima, durante il quale, anticamente , non si consumava carne.
Quando costoro hanno terminato, prima di andare via viene loro offerta una porzione di cibo nei piatti così da portarlo a casa, compreso il pane di San Giuseppe (U' Ciddatu', di cui parlerò più avanti).
A questo punto i padroni di casa, con amici e parenti che hanno dato loro una mano per allestire la cena, si possono sedere e possono consumare quanto è rimasto!
Una volta terminato, a queste stesse persone (come si è anche fatto per i tre Santi) viene dato quanto è rimasto della cena, compresi dei pani, più piccoli rispetto a u' ciddatu, realizzati appositamente per loro e benedetti dal prete, per poterli ringraziare dell'aiuto fornito alla padrona di casa.
La cena dovrebbe essere aperta a tutti, nel senso che la porta di casa viene lasciata aperta e chi vuole può entrare e visitare queste tavolate.
La tavolata che accoglie queste pietanze è particolarissima e molto suggestiva: su una coperta variopinta che fa da cornice alla tavolata si fissano delle arance amare e dei limoni (che rappresentano le avversità della vita). Al centro si sistema un piccolo altare sul quale viene posto un quadro raffigurante la Sacra Famiglia, davanti al quale viene accesa una lampada ad olio ('a lampa', che rappresenta la fede nella Divina Provvidenza) e ai lati viene posto il cosìdetto ' Grano di San Giuseppe', un tipo di frumento che viene posto al buio a mollo nell'acqua per i 20 giorni che precedono l'allestimento della cena in modo che possa arrivare a germogliare. Tale elemento ha un valore simbolico, in quanto rappresenta la barba di San Giuseppe (quindi il volto del Santo).
In questa ricca tavolata possiamo trovare: le primizie di frutta (che troviamo in questi tempi in quanto in quelli più antichi non erano previste): uva e anguria, ad esempio, provenienti dall'estero.
Oltre queste troviamo (decisamente più in linea con la tradizione) le primizie della campagna quali: melanzane, peperoni, pomodori.....e fiori profumati quali la 'fresia e u' balicu' cioè la violaciocca.
L'elemento principale della tavola è il Pane di San Giuseppe, detto 'U Ciddatu' che presenta diverse e particolari forme simboliche, lavorato e decorato da mani abili ed esperte.
In conclusione le pietanze presenti nella cena sono: u' ciddatu (il pane precedentemente nominato), il baccalà fritto, le polpette di riso, scaccie di tutti i tipi (in particolare quelle con pomodoro e formaggio, con gli spinaci e con le verdure in genere), arancine, torte fatte in casa, torrone, mucatoli, biscotti di mandorle, frittate di asparagi e di fave fresche, la 'cubaita' o 'giuggiulena' realizzata con i semi di sesamo che presenta una forma di aquila e viene posta al centro della tavolata, i biscotti 'scaurati' la 'pagnuccata', i biscotti 'parigini', i biscotti al latte realizzati a macchina, il gelo di limone, i savoiardi, i 'macallè', torte al cioccolato raffiguranti immagini sacre o la chiesa del paese, caraffe di vino.
Carico diverse foto scattate in occasione dell'allestimento di queste cene
Questa è la prima, allestita nel paese in cui vivo io........
Queste foto sono di un'altra cena, tenutasi in un paese vicino
Ecco un'altra cena, sempre nello stesso paese, ma in un altro locale comunitario
Ecco le particolarità di alcuni piccoli pani (qui presentati da crudi), che allestiscono la tavolata
Ecco qualche foto di u' ciddatu
LE FOTO SI POSSONO TUTTE INGRANDIRE!!
Molto interessante, é bello conoscere le tradizioni ...non ne avevo mai sentito parlare (io sono di Catania), baci :)
RispondiEliminaCiao Rosalba, questa è una tradizione tipica della zona del ragusano!!
RispondiEliminaE neanche propria di tutti i paesi..ma solo di alcuni...
e infine, tra questi alcuni la sentono di più e altri di meno!!
Un bacione e a presto!!
Che meraviglia, queste tavole imbandite sono fantastiche e poi è bello che al giorno d'oggi ci siano ancora di queste tradizioni!
RispondiEliminaGrazie mille Valentina!! Ancora questa tradizione si conserva anche se mi dicono che in passato era molto più sentita e vi era molta più collaborazione, nel senso che chi allestiva la cena riceveva molto più aiuto da parte di vicini di casa, parenti e amici!! In pratica ci si divideva i compiti e ognuno si preoccupava di preparare una pietanza!!
EliminaUn bacione!!
Rosy
Che bella tradizione !Non la conoscevo . La prima tavola è ricca di piatti ! Peccato che siano solo tre persone povere a godere di tutto questo ben di Dio.
RispondiEliminaA presto!!
Grazie mille Mary, questa tradizione è della zona del ragusano, ma non di tutti i paesi...pensa che stranamente proprio a Ragusa non esiste!!
Eliminaè una bella tradizione, ed è una cosa positiva che si mantenga, seppure con qualche differenza rispetto al passato (a quanto mi raccontano!)
Un bacione e a presto!!
bellissime queste foto!!!!io nel mio piccolo ho cercato di ricordare questa bellissima tradizione....un abbraccio...
RispondiEliminaCiao Mammalorita, Mi fa molto piacere che conosci questa tradizione!!! !ma per caso sei di queste zone?? (te lo domando perchè è tipica della zona del ragusano, e neanche di tutti i paesi!)
RispondiEliminaUn abbraccio anche a te!!
Dimenticavo...ti ringrazio tantissimo per i complimenti sulle foto!!
EliminaBehh !! Incredibile , non ho mai visto tanta roba buona in un colpo solo !! Peccato non poter assaggiare ! Che voglia !!
RispondiEliminaGrazie mille Cinzia, sei gentilissima!!!
RispondiEliminaUn bacione!!
Rosy
Che belle queste tradizioni e fanno bene al cuore!
RispondiEliminaUn salutone!!
Ciao Pat, grazie mille, sei gentilissima, mi fa molto piacere che questo post ha catturato la tua attenzione!!!
EliminaUn salutone anche a te!!!
anche al mio paese si preparavano i banchetti per SAN GIUSEPPE, ora fanno solo il minestrone, quelli delle tue foto sono sfarzosi e i pani sembrano una scultura!!!!!!!!!! CIAO <3<<3
RispondiEliminaGrazie mille Angela, sei gentilissima!!!
RispondiEliminaMi fa molto piacere che queste foto hanno catturato la tua attenzione!!
Ancora in queste zone la tradizione permane, seppure con delle differenze rispetto al passato..mi dicono che un tempo questa tradizione era molto più sentita.....
Un bacione e ancora grazie mille!!
Rosy
Rosy...ma per farsi invitare a queste cene come si fa ? Giusto perché così mi organizzo per l'anno prossimo ! Ahahahah ! Bellissimo post, Rosy, spero che ne inserirai altri quando ci saranno altre occasioni. Al nord d'Italia oramai si son perse tutte le tradizioni (con qualche eccezione). Io le trovo fantastiche ed a me dispiace molto non poterle vivere. Ricordo con grande nostalgia tutti i riti della settimana santa in Sardegna (e non solo quelli). Un bacione
RispondiEliminaCiao Cristina!! Purtroppo queste cene sono riservate alle tre persone povere scelte, ai padroni di casa e ai parenti e amici che hanno dato loro una mano!!!!!! Gli altri possono solo..visitarle e ...guardare.......
RispondiEliminaMi fa molto piacere che questo post ha catturato la tua attenzione e che ti sia piaciuto..grazie mille, sei gentilissima!!!! Qui in Sicilia, dove vivo da tre anni (prima vivevo in Sardegna, dove sono nata e dove ho trascorso la maggior parte della mia vita) ancora queste tradizioni permangono..almeno nella zona dove vivo io..., seppure, mi dicono, con differenze rispetto al passato, nel senso che prima erano più sentite!!
In Sardegna invece queste tradizioni secondo me permangono nei piccoli paesini....ma in una città come Cagliari (la mia città natale!! ) molto è andato perso..o perlomeno...è molto meno sentito rispetto a quanto lo fosse in passato (parlo di Cagliari, magari in altre zone e in altri paesi della Sardegna queste tradizioni sono ancora vive!!)
Un bacione anche a te e a presto!!
Rosy
Più che le pietanze mi è interessata la storia. L'ho letta anche a maritozzo. Noi conosciamo un pò queste feste perchè siamo anni che andiamo in vacanza nei campeggi al sud prima affittando le casette/bungalow poi con la nostra roulotte. Di feste di paese ne abbiamo viste e partecipato a tantissime. Quella più volte era San Vito il patrono di Sapri (SA) ma anche dalla parte opposta Vieste in Puglia sulla punta del Gargano ma poi ancora altre e sono sempre state molto belle.
RispondiEliminaTi darò un link in messaggio di quella di Sapri. Per la tavolata mamma mia noi non avremmo potuto mangiare niente solo a vederle ci saremmo saziati. Noi abbiamo sempre mangiato poco ed eravamo la disperazione dei nostri amici di Sapri ad esempio che come ogni anno ci invitavano a pranzo a casa loro o fuori nei locali da loro gestiti. Per loro e per noi una disperazione perchè poi per accontentarli un pò alla sera stavamo male noi di stomaco troppo pieno...ma almeno loro erano contenti. Ciaooo cara grazie di questa segnalazione.
Grazie mille per aver letto e apprezzato quest'altro post che ti ho segnalato:) con molto piacere leggerò il link sulla festa patronale di Sapri, anche a me interessa conoscere queste ricorrenze facenti parte di un determinato territorio anche lontano da dove abito io, mi incuriosiscono parecchio:).
RispondiEliminaPer quanto riguarda poi la tavolata...solo tre persone povere scelte, padroni di casa, parenti amici che hanno contribuito all'allestimento possono consumare..gli altri si limitano solo a visitare e guardare...immagino gli inviti abbondanti dei vostri amici...in genere qui al sud, ma anche in Sardegna, c'è la mentalità di dare parecchia importanza al cibo inteso come quantità da offrire, spesso anche arrivando a esagerare...da piccola io mangiavo di più ma negli ultimi anni molto meno, anche per problemi di gastrite..ecc
grazie ancora a te per aver apprezzato il mio post, mi fa molto piacere che l'hai trovato interessante!!