venerdì 29 marzo 2013

Biscottini alla crema di limone.






Ho riaggiornato il post il 25 gennaio 2015!!!

Io adoro pazzamente i dolci al limone, all'arancia e agli agrumi in genere..e questi biscottini sono stati per me una bellissima scoperta, in quanto in passato avevo provato qualche ricetta di crema al limone ma presentavano un difetto alquanto fastidioso: avvertivo il sapore dell'uovo!! Qui invece, nonostante la presenza di questo ingrediente, tale sapore non si avverte per niente..io sento solo un meraviglioso e gradevolissimo sapore di limone....
La fonte di tale ricetta è il canale Sky del Gambero Rosso, e l'avevo appuntata lo scorso anno in un quadernetto contenente ricette da provare!!
Sono adatti non alla colazione ma a un dopo pranzo o un dopo cena, serviti come dessert.
Approfitto per fare i miei migliori e più sinceri auguri di Buona Pasqua a tutte le persone che mi seguono!!!!!
Grazie mille e un bacione a tutte!!!!!

Ingredienti: (dosi per una teglia rettangolare lunga 28 cm e larga 20 cm, antiaderente di buona qualità)

245 gr di farina 00
30 gr di maizena (io ho utilizzato l'amido)
80 gr di zucchero semolato
4 gr di sale
170 gr di burro freddo da frigo

Per la crema al limone:

160 ml di succo di limone spremuto e filtrato
80 ml di latte fresco intero
2 cucchiaini da thè colmi di scorza grattugiata di limone giallo tassativamente non trattato
4 uova (tassativamente medie!)
270 gr di zucchero semolato
1 pizzico abbondante di sale
25 gr scarsi di farina 00

inoltre...zucchero a velo per spolverizzare i biscottini (che assorbiranno completamente!)
burro fuso per spennellare la teglia

In una ciotola (o nel mixer.. ma io utilizzo spesso la ciotola pur avendo il mixer in quanto amo impastare con le mani!!) versare: farina, maizena (o amido), zucchero e sale.
Unire il burro appena tolto dal frigo e ridotto a pezzi.



Creare con le mani un impasto sbriciolato......
(io ho sciolto quasi completamente il burro sbriciolandolo nella farina e amido..).
Spennellare con il burro fuso la teglia rettangolare (sia il fondo che i bordi).
e sistemarvi la carta forno facendola aderire perfettamente allo stampo, sia nel fondo che nei bordi (se la carta forno è piccola utilizzarne due fogli posti perpendicolarmente nella teglia, in modo da garantire la copertura sia nel fondo che nei bordi) premendo bene per evitare la formazione di bolle d'aria.



Versare il composto sbriciolato nella teglia...prendere una ciotolina contenente acqua fredda e bagnarvi una forchetta.
Compattare con questa il fondo dandogli una leggera pressata in modo uniforme, evitando così che l'impasto possa risultare troppo spesso da una parte o troppo fine dall'altra.


Sistemare la teglia in frigo e fare riposare almeno 1\2 ora.
Trascorso il tempo cuocere questa base in forno preriscaldato (io ho utilizzato lo statico, posizionando la teglia a metà altezza) a 200° per 20 minuti...finchè il fondo non avrà assunto un colore dorato brunito.
Intanto preparare la crema al limone:
versare in una ciotola le uova intere, mescolare per amalgamarle (io ho utilizzato la frusta manuale), quindi unire il sale, lo zucchero e mescolare.
A questo punto aggiungere il latte e amalgamare anche questo...


 la scorza grattugiata dei limoni , il succo  spremuto e filtrato degli stessi e infine la farina
fatta cadere con un colino o setaccino per evitare grumi.



Trascorsi i 20 minuti di cottura della base, quando questa è ancora in forno, versarvi la crema e continuare la cottura per altri 20\25 minuti a 170° (io ho mantenuto la funzione statica)
Ci accorgiamo che la crema è pronta al momento che, toccandola con le dita ci rendiamo conto che si è creato un composto compatto.Fare completamente raffreddare il tutto.
Trasferiamo il composto (prendendolo delicatamente dai lembi della stessa carta forno) nel piano da lavoro. 
Con un coltello dalla lama liscia pareggiare i bordi e tagliare dapprima delle strisce in senso orizzontale larghe 4 cm e tagliare poi in senso verticale a pezzi lunghi in modo da ottenere barrette rettangolari come queste della foto finale...
Avere l'accortezza, man mano che procediamo nel taglio, di pulire il coltello con uno scootex



Spolverizzare i biscottini con lo zucchero a velo (che assorbiranno tutto!!)
Io li ho conservati n frigo e consumati il giorno successivo alla preparazione: erano buonissimi!!!!!!!!!!!!!





Con questa ricetta partecipo al contest del blog crema e panna di Stefania


giovedì 28 marzo 2013

Marmellata di arance





Il sapore di questa marmellata è buonissimo.....
la ricetta è però alquanto particolare........al punto che non mi sento di consigliarla proprio a tutti ma solo ed esclusivamente a chi ama avvertire in mezzo alla marmellata la presenza della scorzetta d'arancia, che in tale ricetta è prevista e che ne rappresenta la particolarità........
La marmellata è comunque ottima, l'amaro della buccia dell'arancia  qui non si avverte assolutamente, in quanto questa subisce un trattamento preliminare il cui scopo è quello di eliminare completamente questo inconveniente....

Ingredienti:

1 kg di arance (della qualità novellino o brasiliano)
1 kg di zucchero semolato
1\2 litro d'acqua
2 cucchiai di rum (o cognac o whisky) ogni 4 arance

Pungere uniformemente la buccia delle arance (senza arrivare alla  polpa) e sistemarle in una bacinella piena d'acqua per 4 giorni cambiando la stessa 2 volte al giorno.
( Tale trattamento preliminare ha lo scopo di eliminare completamente l'amaro della parte bianca della buccia.
Raccomando di utilizzare una di queste due qualità appena nominate, cioè l'arancia del tipo novellino o brasiliano, le altre qualità non si prestano alla realizzazione di questa ricetta).


Tagliare le arance a metà in senso orizzontale e quindi a fette sottili ( polpa e buccia insieme).


Trasferire queste in un tegame antiaderente di ottima qualità e unirvi lo zucchero.


Amalgamare con un cucchiaio di legno e aggiungere l'acqua.


Accendere il gas e cuocere dapprima a fiamma forte quindi moderata per 1 ora (o 1 ora e mezzo), finchè il composto non si addensa (calcolare che questa marmellata, una volta che il fuoco è spento continua comunque a rapprendere..quindi quando lo spegniamo non dev'essere troppo densa, altrimenti avremo una marmellata dura e impossibile da spalmare, mentre la sua consistenza dev'essere comunque morbida e spalmabile).
Quando è pronta spegnere il fuoco, aggiungere subito il rum (io ho utilizzato il whisky in quanto avevo quello!) e mescolare.



Attendere che il composto si raffreddi un pò.....dopodichè (quando ormai non è molto caldo) sistemarlo nei barattoli.
Incoperchiarli solo quando la marmellata non si sarà completamente raffreddata.
Stranamente questa ricetta non prevede sterilizzazione........
si mangiano anche le scorzette dell'arancia!!


aggiornamento al post: meglio sterilizzare i barattoli (prima di invasare la marmellata, secondo il metodo che seguite solitamente) e prestare attenzione affinchè la marmellata non diventi troppo densa, altrimenti tende ad indurire...considerare che una volta fredda rapprende tantissimo!!!!!
Tortini di yogurt e mela profumati al limone






Si tratta di mini tortini che ho voluto creare.....
Partendo da una ricetta di torta allo yogurt...ho voluto dare vita (almeno ho tentato di dare vita!!) a delle piccole tortine...arricchendo il ripieno con una mela gialla a piccoli dadini...(volendo si potrebbe omettere, comunque non ci sta affatto male...io non amo le torte di mele strapiene di mele..in quanto ho sempre avuto l'impressione che fossero crude, anche se magari in realtà non lo sono!!amo sentire i pezzetti di mela, ma non devono essere troppi, in quanto mi piace sentire anche l'impasto, che dev'essere soffice e ben cotto....qui sono partita con lo stesso principio e ho aggiunto a questo piccoli dadini di una mela gialla non troppo grande, ma media tendente un pò al piccolo...).
Il risultato sono state delle tortine meravigliosamente profumate e sofficissime come una nuvola......talmente soffici che dovevo prenderle con delicatezza altrimenti rischiavano di rompersi......il sapore è ottimo, la consistenza eccezionale come piace a me..........
L'unica accortezza che è necessario avere è riempire gli stampini (io ho usato quelli da muffins) per un  pò meno della metà, in quanto questi tortini tendono a sollevarsi tantissimo in cottura, con il rischio di trasbordare.
Secondo me si potrebbe anche cuocere quest'impasto in una teglia rettangolare non troppo piccola , da freddo spolverizzarlo di zucchero a velo e tagliarlo a trancetti, tipo piccole merendine, come ho fatto per questa torta (magari per rendere ancora di più l'idea di una merendina si potrebbero creare trancetti più piccoli).

Ingredienti:

3 uova medie
1 yogurt intero bianco non zuccherato
2 misurini (vasetto vuoto dello yogurt) di farina 00
1 misurino di fecola o amido
2 misurini di zucchero semolato
1 misurino di olio di semi di arachidi o girasole
scorza grattugiata di almeno 3 limoni molto grandi gialli tassativamente non trattati
1 mela gialla media tendente al piccolo
1 bustina di lievito Bertolini o Pane Angeli


Imburrare e infarinare degli stampini da muffins.


Ho seguito lo stesso procedimento solitamente utilizzato per creare i muffins:
in una ciotola ho unito farina, fecola (o amido), zucchero, lievito....scorza grattugiata dei limoni....


In un'altra ho sbattuto le uova intere. Ho quindi unito lo yogurt e l'olio.


Amalgamare gli ingredienti liquidi a quelli soldi  con una frusta manuale



Tagliare a dadini la mela e unirla all'impasto



Versarequesto negli stampini da muffins riempendoli per un pò meno della metà (in cottura i tortini si sollevano tantissimo e tendono a trasbordare) in forno preriscaldato, funzione statica, sistemando gli stampini nella placca da forno a metà altezza, a 200° per 20 minuti.
Farli raffreddare prima di sformarli e spolverizzarli di zucchero a velo.


Ecco l'interno morbidissimo, talmente soffice che il tortino se non viene trattato con delicatezza tende a rompersi...(e si vede!!!!). La foto si può ingrandire


Ecco l'interno dei tortini, sempre morbidi anche dopo 3 giorni....



Le foto non rendono per niente, ma posso assicurare che questi tortini sono davvero morbidissimi,con un impasto soffice e ben cotto (altrimenti non li avrei postati...non pubblico ricette che non mi piacciono o che non mi sono piaciute!!), 
Con questa ricetta partecipo al contest del blog Coccole di Dolcezza di Cristina


domenica 24 marzo 2013

Le Cene di San Giuseppe






Qui nei paesini del ragusano vi è una tradizione legata alla ricorrenza di San Giuseppe, che cade il 19 Marzo...
Questa affonda le sue radici in periodi molto più antichi (pare che la sua origine si collochi nel XIX° secolo), ma ancora permane, sebbene con qualche differenza rispetto alle caratteristiche originarie.
Un tempo era consuetudine che i fedeli, per grazia ricevuta e talvolta anche solo per devozione, offrissero in voto a San Giuseppe  l'allestimento di una cena, alla cui realizzazione contribuiva la padrona di casa, la quale veniva aiutata da parenti e amici.
L'esposizione della cena avviene il venerdì e dura 3 giorni.
Ma la troviamo completa di tutte le pietanze il sabato mattina, quando vengono inseriti anche i cibi fritti (baccalà fritto e polpettine di riso, realizzate con del riso bollito e condito con pepe nero, pane grattugiato tostato, uova, abbondante caciocavallo ragusano grattugiato..quindi viene loro conferita la forma di polpette, si passano nell'impanatura e si friggono).
Una volta che la cena è arrivata al completo con l'inserimento dei cibi fritti, viene effettuata su di essa la benedizione da parte del prete (quindi il giorno che precede quello di San Giuseppe).

Molto suggestivo è il fatto che chi allestisce la cena sceglie tre persone tra quelle più povere del paese: un uomo di mezza età che rappresenta San Giuseppe, una ragazzina che rappresenta Maria e un bambino di 5\6 anni che rappresenta Gesù, chiamate in dialetto 'u Patri,'u Figghiu' e 'u Spiritu Santu.
Il giorno di San Giuseppe, quando la cena è allestita ormai da due giorni, coloro che rappresentano la Sacra Famiglia (le tre persone più povere appena citate) si prendono per mano, si recano in chiesa, ricevono la benedizione da parte del prete, quindi si incamminano, accompagnati dalla banda musicale del paese, nella casa in cui è stata allestita la cena.
Colui che rappresenta San Giuseppe porta con sè un bastone bianco (simbolo di purezza) recante una o due foglie d'arancio. Con questo bussa alla porta della casa dove è stata preparata la cena. Il padrone di casa domanda 'chi è?' e San Giuseppe risponde :'Sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo'. Ma il padrone di casa non apre.
La seconda volta il Santo bussa ancora, a richiesta del padrone di casa si presenta, ma ancora non viene fatto entrare.
La terza volta invece, dopo aver bussato e dopo essersi presentato, la porta gli viene aperta dal padrone di casa.
A questo punto coloro che rappresentano la Sacra Famiglia fanno il loro ingresso  e si mettono in meditazione di fronte alla cena, per la quale rivolgono una preghiera di ringraziamento.
Quindi si avvicina la padrona di casa la quale versa all'interno di una bacinella attraverso una caraffa dell'acqua e del vino (segno dell'unione a Gesù Cristo) e solo San Giuseppe si lava le mani.
A questo punto i tre Santi si siedono e consumano la cena.
La tradizione vuole che finchè costoro non hanno terminato, i padroni di casa con i parenti e gli amici (che li hanno aiutati per allestire la cena) non possono, a loro volta sedersi a tavola e mangiare.
Durante il pasto, la padrona di casa si deve prodigare a offrire ai ai tre Santi tutte le pietanze che ci sono.....
come prima cosa viene presentata loro la pasta condita con il 'sugo di San Giuseppe', un sugo particolarissimo e molto aromatico, composto da: salsa di pomodoro, cannella, chiodo di garofano, finocchietto selvatico e cardamomo. Non è prevista la presenza di carne nè all'interno della salsa nè in nessuna delle pietanze, in quanto la cena viene allestita nel periodo della Quaresima, durante il quale, anticamente , non si consumava carne.
Quando costoro hanno terminato, prima di andare via viene loro offerta una porzione di cibo nei piatti così da  portarlo a casa, compreso il pane di San Giuseppe (U' Ciddatu', di cui parlerò più avanti).
A questo punto i padroni di casa, con amici e parenti che hanno dato loro una mano per allestire la cena, si possono sedere e possono consumare quanto è rimasto!
Una volta terminato,  a queste stesse persone (come  si è anche fatto per i tre Santi) viene dato quanto è rimasto della cena, compresi dei pani, più piccoli rispetto a u' ciddatu, realizzati appositamente per loro e benedetti dal prete, per poterli ringraziare dell'aiuto fornito alla padrona di casa.
La cena dovrebbe essere aperta a tutti, nel senso che la porta di casa viene lasciata aperta e chi vuole può entrare e visitare queste tavolate.


La tavolata che accoglie queste pietanze è particolarissima e molto  suggestiva: su una coperta variopinta che fa da cornice alla tavolata si fissano delle arance amare e dei limoni (che rappresentano le avversità della vita). Al centro si sistema un piccolo altare sul quale viene posto un quadro raffigurante la Sacra Famiglia, davanti al quale viene accesa una lampada ad olio ('a lampa', che rappresenta la fede nella Divina Provvidenza) e ai lati viene posto il cosìdetto ' Grano di San Giuseppe', un tipo di frumento  che viene posto al buio a mollo nell'acqua per i 20 giorni che precedono l'allestimento della cena in modo che possa arrivare a germogliare. Tale elemento ha un valore simbolico, in quanto rappresenta la barba di San Giuseppe (quindi il volto del Santo).
In questa ricca tavolata possiamo trovare: le primizie di frutta (che troviamo in questi tempi in quanto in quelli più antichi non erano previste): uva e anguria, ad esempio, provenienti dall'estero.
Oltre queste troviamo (decisamente più in linea con la tradizione) le primizie della campagna quali: melanzane, peperoni, pomodori.....e fiori profumati quali la 'fresia e u' balicu' cioè la violaciocca.
L'elemento principale della tavola è il Pane di San Giuseppe, detto 'U Ciddatu' che presenta diverse e particolari forme simboliche, lavorato e decorato da mani abili ed esperte.
In conclusione le pietanze presenti nella cena sono: u' ciddatu (il pane precedentemente nominato), il baccalà fritto, le polpette di riso, scaccie di tutti i tipi (in particolare quelle con pomodoro e formaggio, con gli spinaci e con le verdure in genere), arancine, torte fatte in casa, torrone, mucatoli, biscotti di mandorle, frittate di asparagi e di fave fresche, la 'cubaita' o 'giuggiulena' realizzata con i semi di sesamo che presenta una forma di aquila e viene posta al centro della tavolata, i biscotti 'scaurati' la 'pagnuccata', i biscotti 'parigini', i biscotti al latte realizzati a macchina, il gelo di limone, i savoiardi, i 'macallè', torte al cioccolato raffiguranti immagini sacre o la chiesa del paese, caraffe di vino.

Carico diverse foto scattate in occasione dell'allestimento di queste cene
Questa è la prima, allestita nel paese in cui vivo io........




Queste foto sono di un'altra cena, tenutasi in un paese vicino


Ecco un'altra cena, sempre nello stesso paese, ma in un altro locale comunitario


Ecco le particolarità di alcuni piccoli pani (qui presentati da crudi), che allestiscono la tavolata







Ecco qualche foto di u' ciddatu


LE FOTO SI POSSONO TUTTE INGRANDIRE!!