domenica 21 dicembre 2014

Scaccia ragusana con le patacche





Questa che mi accingo a postare è una ricetta che incrementa ma non pone ancora fine alla saga delle scaccie ragusane, specialità tipica della zona della Sicilia in cui risiedo da quattro anni e alla quale ho dedicato, all'interno del mio blog, un'apposita etichetta.
La prima volta in vita mia che ho visto e assaggiato le patacche è stato proprio qui in quanto in Sardegna non le ho mai viste, in conseguenza a ciò per me hanno costituito una novità assoluta..il loro sapore ricorda molto quello dei carciofi ma il loro aspetto (e anche la consistenza della polpa) ricorda piuttosto le patate dalle quali si distinguono esteticamente per la forma più affusolata e le numerose protuberanze. Con gli anni ho poi scoperto che questa sorta di tubero in italiano prende il nome di topinambur, sicuramente noto a moltissime di voi.
Il condimento utilizzato per le patacche è semplicissimo ma in questo modo il loro inconfondibile, particolare sapore non viene coperto ma esaltato al massimo:))
Qui nel ragusano è consuetudine, per la vigilia di Natale, (ma anche per la vigilia di Pasqua)  preparare e consumare le scaccie, una specialità tipica unicamente di questa zona dell'isola e del tutto sconosciuta nelle altre province. Molteplici sono i ripieni utilizzati e diversi sono i tipi di scaccie postate nel mio blog. Se a qualcuna di voi dovesse interessare avere una visione un pò più completa (ma ancora la serie non è terminata!!) può andare nell'etichetta 'scaccie ragusane' e potrà avere un'idea di questa specialità...
Colgo l'occasione per fare i miei migliori auguri per un felice  sereno Natale a tutte le care amiche che mi seguono:))

Ingredienti: (dose per una tortiera di circa 26 cm di diametro di bordi non molto alti)

450 gr di farina di semola rimacinata
20 gr di olio extravergine d'oliva (pesato dopo averlo posto all'interno di un bicchiere di plastica il cui peso è irrisorio)
1 cucchiaino da thè di sale fino e un altro cucchiaino dello stesso ma molto raso
poco meno di mezzo cubetto di lievito di birra fresco
acqua q.b ad ottenere un composto non troppo molle me neanche eccessivamente duro

ripieno: circa 800 gr di patacche
aglio tritato
prezzemolo fresco tritato (abbondantino)
sale
olio extravergine d'oliva


Mettere la farina in una terrina (o nel piano da lavoro) e unirvi l 'olio, il lievito sciolto in pochissima acqua appena intiepidita, unire ora a poco a poco altra acqua e il sale.



L'acqua dev'essere in quantità necessaria a creare un impasto nè troppo molle nè troppo duro, quindi va aggiunta poco per volta. Lavorare bene il composto fino ad ottenere un impasto liscio e bello omogeneo.




Quando è pronto conferirgli la forma di una palla, fare una croce sopra con il coltello e fare lievitare dentro una ciotola ben coperto in luogo lontano dalle correnti (io in genere lo metto dentro il forno spento) per circa 1 oretta o tre quarti d'ora (i tempi di lievitazione sono inferiori a quelli della pizza), quando sarà pronta,  la croce   incisa con il coltello sopra la pasta si dovrebbe spaccare...



Pulire le patacche: privarle della buccia con l'ausilio di un pelapatate e di un coltello (che ci consentirà di sbucciare anche le protuberanze).
Carico anche la foto delle patacche...


Una volta pulite lavarle per privarle eventualmente di residui di terra (qualora dovesse conservarsi qualche traccia di questi), tagliarle  a rondelle di circa un pò meno di un dito di spessore e condirle con : sale, aglio e prezzemolo fresco  finemente tritati e abbondante olio extravergine d'oliva (è necessario abbondare poichè, in caso contrario, la scaccia risulterà asciutta quindi pessima e sgradevole).


Dividere l'impasto ormai lievitato in due parti: una costituirà la base e l'altra il coperchio della scaccia. La prima dev'essere ovviamente più grande della seconda...
iniziare a stendere il fondo conferendogli una forma circolare....lo spessore non dev'essere troppo fine (considerare che le patacche devono cuocere...) ma neanche esageratamente grosso...
rivestire il fondo  di una tortiera con carta forno sotto (la mia era in alluminio) e adagiarvi il ripieno...
Stendere anche la parte che costituirà il coperchio (anche questa del medesimo spessore della base)....
adagiarla a coprire e sigillare benissimo i bordi..eliminare con le forbici eventuale pasta in eccesso...

creare un cordoncino rivoltandolo verso l'interno e punzecchiare la superficie con i nebbi della forchetta...






Cuocere in forno preriscaldato (il mio è a gas ventilato) a 200° per 1 ora. A metà cottura ungere tutta la superficie (cordoncino compreso) con uno scootex imbevuto di olio extravergine d'oliva...alla fine deve risultare bella dorata....
appena sfornata coprirla con un canovaccio da cucina (espediente che consente di mantenere morbido l'impasto) finchè non si sarà raffreddata o perlomeno intiepidita....





domenica 14 dicembre 2014

Funghi Pleurotus al forno






Un'altra ricetta realizzata durante la mia permanenza in Sardegna: un piatto molto semplice ma estremamente gustoso che vi consiglio vivamente di provare:)).
La ricetta appartiene a mia madre e prevede la cottura al forno dei funghi Pleurotus, conditi semplicemente con olio, aglio e prezzemolo.
Il modo in cui vengono conditi  è alquanto particolare: prepariamo prima l'olio, l'aglio, il prezzemolo in una ciotola e poi adagiamo i funghi premendo bene da ambo i lati in modo che siano impregnati benissimo del condimento.
Vengono poi adagiati in una teglia rivestita di carta forno e cotti nello stesso.
Essendo stati conditi in questo modo non risulteranno affatto asciutti. Una cottura alternativa, sempre gustosissima, anzi, ancora più buona, è quella al carbone. Ma in tal caso dovremo avere l'accortezza di lasciarli poco altrimenti tendono a seccare....
ma ecco la ricetta, semplice ma vi posso garantire veramente buonissima:)).

Ingredienti (assolutamente ad occhio)

funghi Pleurotus
aglio
prezzemolo
sale
olio extravergine d'oliva

Pulire i funghi Pleurotus: eliminare dal gambo la pelle esterna (come facciamo normalmente con gli altri tipi di funghi) e passare uno straccetto appena appena inumidito in modo da eliminare eventuali impurità.


 In una ciotola versare dell'olio extravergine d'oliva (non un filo per intenderci, ma neanche una quantità esagerata  ma quella giusta per condirli bene da ambo le parti) aglio e prezzemolo tritati...


Passare i funghi, uno per volta, in questo condimento, adagiandoli nello stesso e premendo bene da ambo i lati in modo che ne siano impregnati.
POSSIAMO METTERE IL SALE A QUESTO PUNTO INSIEME A QUESTI INGREDIENTI, OPPURE UNA VOLTA CHE I FUNGHI SONO DISPOSTI NELLA TEGLIA, PRIMA DI INFORNARLI..A VOI LA SCELTA!!!


COME VEDETE IN FOTO PREMERE BENE MUOVENDO CONTEMPORANEAMENTE IL FUNGO IN MODO CHE RISULTI BEN CONDITO, IN MODO UNIFORME  NELLA PARTE ANTERIORE..


E, COMPIENDO LA STESSA OPERAZIONE, ANCHE IN QUELLA POSTERIORE. 


Compiere la stessa operazione per ogni fungo..dal momento che poi il condimento finisce, preparare sempre di volta in volta nella ciotola l 'olio, l'aglio e il prezzemolo tritati non appena, dopo aver condito un fungo, ci accorgiamo che non abbiamo più condimento per quello successivo. 
Disporre i funghi così conditi  in una teglia rivestita di carta forno.


e cuocerli in forno caldo (io ho utilizzato il ventilato con la ventola solo sotto) fino ad avvenuta cottura.
La temperatura non dev'essere troppo forte ma neanche troppo bassa. Vi consiglio di regolarvi in base al vostro forno. Io ho utilizzato quello di mia madre impostando la temperatura a 180° con funzione ventilata solo sotto, (e non sopra e sotto) e andava benissimo.
Grazie al condimento con l'emulsione di olio e grazie al rilascio della loro stessa acqua in cottura, i funghi non si dovrebbero asciugare.. 


è normale che in cottura rilascino la loro acqua....
come anticipato in apertura al post, li potete cuocere (conditi sempre allo stesso modo) al carbone (avendo l'accortezza di lasciarli poco altrimenti si asciugano troppo e sono brutti), saranno ancora più buoni:)) ma anche al forno sono ottimi, ve li consiglio!!

lunedì 8 dicembre 2014

Simbula fritta



Un primo piatto che potrebbe essere, a tutti gli effetti, considerato al tempo stesso un piatto unico.
Si tratta di una specialità tipica sarda: una ricetta di  estrema  semplicità che mia nonna in passato era solita preparare abbastanza spesso (fin da quando era giovane).
La base di questo piatto è la semola grossa, che viene unita, poco per volta, a pioggia, ad un soffritto di olio extravergine e abbondante cipolla bianca affettata (dopo aver aggiunto acqua q.b ad ottenere un composto non troppo asciutto nè eccessivamente brodoso).
 La versione che propongo presenta la salsiccia sarda fresca, quindi risulta abbastanza saporita. C'è chi in luogo di questa unisce il lardo (nello specifico i ciccioli di maiale) o questo insieme alla salsiccia, c'è chi omette entrambi e utilizza solo la cipolla (e il piatto risulterà più leggero ma ugualmente buono).
La consistenza finale è un composto non troppo asciutto ma al tempo stesso non eccessivamente brodoso..direi che l'unica difficoltà  potrebbe consistere esclusivamente nell'azzeccare la giusta densità della simbula fritta.
Una mia nota personale: il termine 'fritta' è alquanto improprio in quanto nella ricetta non vi è una frittura nel vero senso della parola ma una cottura in padella con l'olio extravergine d'oliva, la cipolla ed eventuali altri ingredienti. Ma questo è il termine con cui questa specialità viene denominata:)
Ma ecco la ricetta, preparata in occasione della mia recente permanenza in Sardegna:

Ingredienti:

per 2 persone 150 gr di semola grossa (nelle foto ho preparato la doppia dose)
abbondante cipolla bianca
salsiccia sarda fresca (quantità a piacere, la mia purtroppo non era tantissima...)
olio extravergine d'oliva
sale
acqua q.b. a creare un composto non troppo asciutto nè eccessivamente brodoso

Tagliare a tocchetti non troppo grandi nè eccessivamente piccoli la salsiccia.
Affettare non troppo finemente la cipolla.


Versare in un tegame di adeguate dimensioni dell'olio extravergine d'oliva e farlo scaldare. Non appena è pronto  unire la salsiccia e rosolarla finchè non inizia a prendere colore.
A questo punto aggiungere la cipolla e farla appassire.



Ora unire l'acqua calda, calcolando, ad occhio, la quantità giusta per ottenere alla fine un composto non troppo brodoso nè asciutto. Appena questa raggiunge il bollore salare e unire la semola grossa (POCO PER VOLTA E MESCOLANDO CONTINUAMENTE CON UN CUCCHIAIO DI LEGNO PER EVITARE LA FORMAZIONE DI GRUMI).



Continuare sempre a mescolare fino a cottura avvenuta avendo l'accortezza di tenere la fiamma bassa, cercando di non fare asciugare il composto e al tempo stesso evitare di renderlo troppo brodoso.
Qualora si dovesse asciugare aggiungere un pò d'acqua calda. In cottura assaggiare ed eventualmente correggere di sale.
Una volta pronta spegnere e servire immediatamente.
Ecco la consistenza giusta (spero che dalle foto sia visibile): non troppo asciutta nè eccessivamente brodosa, perfetta........




Sicuramente l'aspetto di questo piatto tradizionale non sembra particolarmente invitante...eppure vi garantisco, vi assicuro la sua bontà!!!!! Inoltre, come scritto in apertura al post, la quantità di salsiccia è a piacere, io al momento di preparare il piatto non ne avevo molta...se volete (e il risultato sarà ancora più gustoso) potete aumentarne la quantità. Vi è inoltre chi aggiunge il lardo, da solo o insieme alla salsiccia. Ovvio, il piatto è molto gustoso ma indubbiamente troppo calorico. Se voi volete potete provare anche questa versione.
Infine c'è chi omette sia lardo che salsiccia e mette solo la cipolla. Buona anche così, e decisamente più leggera, ma, come potete facilmente immaginare un pò meno gustosa....

domenica 30 novembre 2014

Spezzatino di polpo

 


Sono appena tornata dalla Sardegna, dove ho trascorso un bel periodo in compagnia dei miei cari.
Prima di accingermi a scrivere il post voglio ringraziare di cuore tutte le amiche che hanno lasciato un commento al mio post di saluto e che non ho fatto in tempo a rispondere: ringrazio tantissimo a tutte, grazie mille:))).
La prima ricetta che posto (realizzata durante la  mia permanenza in Sardegna) è un secondo piatto (ma potrebbe, a tutti gli effetti, essere considerato un piatto unico) a base di pesce. Per una perfetta riuscita è tassativo l'utilizzo di un polpo fresco, non congelato, in quanto la sua cottura avviene a crudo insieme agli altri semplici ingredienti.
 Il risultato finale è una preparazione saporitissima che consiglio vivamente di provare: il polpo, grazie ad una lunga cottura nella pentola di terracotta diviene morbido e tenerissimo, le patate acquisiscono un sapore troppo buono e cospicua è la presenza di un sughetto buonissimo a dir poco nel quale è una vera goduria bagnare il pane (anzi,direi che tale operazione è assolutamente tassativa!!).
La ricetta in questione è tipicamente sarda, e nello specifico pare sia originaria dell'isola di San Pietro o Carloforte: uno spezzatino saporitissimo dove in luogo della carne troviamo le patate e altri semplici ingredienti. Il risultato finale è talmente notevole  che, nonostante le foto (come sempre) pessime non posso fare  a meno di condividerla e consigliarla poichè troppo ma troppo buona!!!!
La fonte è il quotidiano locale dove, soprattutto in passato, veniva dato ampio spazio alla cucina tradizionale dell'isola attraverso la pubblicazione di volumi con ricette  sarde dei lettori o più in generale di piatti tipici.

Ingredienti: (dose per 4 persone)

1 polpo fresco di circa 800 gr (il mio ne pesava 900)
400 gr di patate (anche qualcosa in più)
2 spicchi d'aglio
prezzemolo fresco tritato
1 bicchiere di conserva di pomodoro fatta in casa o polpa di pomodoro finissima di ottima qualità
1 bicchiere di vino bianco secco di ottima qualità (assolutamente non quello in breack qui rovinerebbe tutto...)
olio extravergine d'oliva
niente sale

Pulire il polpo eliminando le interiora, gli occhi e il becco. Batterlo con un batticarne (meglio con un bastone di legno piatto) per sciogliere la nervatura ammorbidendolo e lavarlo sotto l'acqua corrente.
Tagliarlo a pezzi non troppo piccoli (considerare che in cottura la polpa un pò tende  a restringersi e che richiede  lunghi tempi di cottura) e farlo scolare bene in un accessorio apposito adatto allo scopo (il mio era come quello in foto: bucherellato nella parte superiore come una sorta di scolapasta e dotato di una base movibile atta a raccogliere l'eccesso di liquido).


Tritare l'aglio (io ne ho utilizzato uno tritato e uno intero schiacciato aggiunto in seguito in quanto mi ero dimenticata di metterne due come previsto dalla ricetta). Voi potere dall'inizio metterne due tritati.
Farlo dorare in un tegame di coccio con lo spartifiamma sottostante a fiamma medio bassa con mezzo bicchiere scarso di olio extravergine d'oliva.


Unire il polpo e rosolarlo a fuoco vivace, rigirandolo con un cucchiaio di legno.


Il polpo in cottura rilascerà tutta la sua acqua..cuocere finchè questa si raffina, per quanto la preparazione risulterà sempre abbastanza in umido, la differenza sta nel fatto che, facendo raffinare l'acqua rilasciata dal polpo il sughetto risulterà decisamente più denso, più raffinato insomma  (...nel frattempo il polpo avrà preso colore....)
bagnare con il vino bianco e fare raffinare anche questo.


Aggiungere la conserva (o polpa di pomodoro), amalgamare, coprire e cuocere a fiamma bassissima.
Quando il polpo sarà quasi cotto (quindi quando la forchetta penetra abbastanza facilmente) unire le patate a pezzi non troppo piccoli e portarle a cottura.


Qualora il composto si dovesse asciugare aggiungere, in cottura,  quando necessario, dell'acqua calda.
Quasi a fine cottura aggiungere del prezzemolo fresco tritato.


Il risultato finale è un saporitissimo spezzatino di polpo, assolutamente tassativa la presenza cospicua del sughetto (che si viene a creare grazie all'acqua rilasciata dallo stesso polpo e la conserva...) questo deve risultare denso e abbondante.
Il piatto rende al massimo se gustato il giorno successivo alla preparazione in quanto tutti i sapori avranno modo di amalgamarsi alla perfezione tra loro, anzi, direi che è assolutamente tassativo consumarlo il giorno dopo in quanto fatto e mangiato non rende come dovrebbe...
nel caso il giorno dopo lo spezzatino si fosse un pò asciugato, al momento di scaldarlo aggiungere un pò d'acqua calda e farla insaporire un pò.



mercoledì 5 novembre 2014

Avviso rivolto a tutte le amiche che mi seguono:


Il blog chiude tre settimane in quanto domani parto in Sardegna dai miei genitori e da mia nonna (di quasi 95 anni) con i quali non mi vedo da quattro mesi...
Dal momento che non ho la possibilità di accedere ad internet per tre settimane non posterò ricette e non potrò lasciare commenti nei vostri blog.
Ci sentiamo al mio ritorno e vi ringrazio sempre tantissimo per tutto l'affetto e la gentilezza che mi mostrate  attraverso i vostri commenti:)) grazie di cuore a tutte:))).
Un abbraccio e ancora grazie mille:))   

martedì 4 novembre 2014

Lenticchie in umido






Una ricetta semplicissima appartenente  a mia madrina, modificata da me in quanto lei è solita utilizzare le lenticchie in scatola mentre io ho impiegato quelle secche, acquistate al mercato rionale che nel paese in cui vivo ha luogo una volta la settimana.
Nel mio stesso blog, in passato, ho postato due ricette aventi come ingrediente base la lenticchia: le lenticchie a cassola (per vedere la ricetta cliccate qui) e il minestrone di lenticchie (se vi interessa visualizzarla cliccate qui) entrambe appartenenti a mia madre.
Questa che mi accingo a postare, come già scritto, appartiene a mia madrina che abita in Sardegna:).
La sua semplicità è notevole ma ho deciso di pubblicarla sia perchè ormai siamo in Autunno (per quanto le temperature sono molto miti e per niente fredde pare sia arrivato finalmente anche qui da me:))) e piatti simili a base di legumi sono generalmente molto graditi e sia perchè sono stata invitata a partecipare ad un contest incentrato sulle ricette a base di lenticchie dalla mia amica blogger Kiara del blog Kucina di Kiara
Una mia nota personale: sto cercando, o almeno, avrei intenzione, di eliminare il dado vegetale che normalmente impiego per cucinare i legumi e sostituirlo con quello realizzato a casa, con verdure fresche  e sale, quanto prima mi decido e lo preparo secondo una ricetta che avevo adocchiato già da tempo sul web, mi pare sul forum di coockaround...
ma ecco la ricetta:

Ingredienti: dose per 2 persone

150 gr di lenticchie secche
1 bel cucchiaio colmo di concentrato di pomodoro (sceglierne uno di buona qualità.Tempo fa avevo quello fatto in casa che era eccezionale. Purtroppo l'ho finito....:(((((
2 foglie di alloro
1\2 cipolla bianca medio piccola
1 spicchio d'aglio non troppo grande
olio extravergine d'oliva
1\2 dado vegetale (si può sostituire con il sale ma il sapore cambia un pò, altrimenti, e penso sia la soluzione migliore, sostituirlo con quello fatto in casa. Quanto prima lo vorrei realizzare:))
pepe nero (io mi sono dimenticata di metterlo)

Mettere le lenticchie in una terrina con acqua giusto per lavarle (io non le lascio a bagno per molto tempo, al contrario di altri legumi).
Versare del'olio extravergine d'oliva in un tegame e farvi soffriggere la cipolla e l'aglio tritati senza però farli colorire troppo.


Aggiungere ora il concentrato di pomodoro e scioglierlo bene con il cucchiaio di legno.



Unire acqua q.b calcolando ad occhio la quantità giusta per ottenere alla fine un composto non troppo asciutto ma neanche brodoso, una sorta di via di mezzo, un piatto in umido insomma dove potremo anche bagnare  il pane. Non appena questa bolle unire il dado (o il sale, ma ripeto, il sapore cambia un pò..sarebbe preferibile optare per il dado fatto in casa con verdure fresche e il sale, quanto prima lo devo preparare!), le lenticchie scolate dall'acqua nella quale le abbiamo messe  a mollo per lavarle e l'alloro.
Cuocere scoperto a fiamma media finchè le lenticchie non raggiungono la cottura (circa 30\45 minuti..dipende poi dalla qualità dei legumi in questione e se le vogliamo più o meno cotte).






Come potete vedere nella foto appena sopra la consistenza è giusta: nè troppo asciutta nè troppo brodosa. 
Inoltre,  se decidiamo di consumale  dopo diverse ore (quindi il piatto si può preparare in anticipo) è necessario che la preparazione non si asciughi troppo poichè il sughetto con il passare delle ore tende un pochino  a rapprendere  e qualora l'avessimo fatto asciugare troppo correremo il rischio di trovarci davanti a una pietanza asciutta anzichè in umido..e il che non è affatto piacevole:((
Il mio consiglio in definitiva è il seguente: qualora volete preparare il piatto in anticipo cercate di non farlo asciugare troppo ma al tempo stesso di non lasciarlo troppo brodoso in quanto anche il tal caso non sarebbe piacevole...

Io le ho consumate dopo diverse ore ed ecco come appaiono:



Spero che questa foto renda l'idea di una consistenza nè troppo asciutta nè troppo brodosa.
Non avendole fatte asciugare troppo dopo qualche ora il sughetto si è un pò rappreso ma non al punto da trovarmi davanti  un piatto asciutto!!!

Con questa ricetta partecipo al contest di Kiara





lunedì 27 ottobre 2014

Sebadas





Si tratta di un dolce tipico sardo molto noto (che viene servito a fine pasto come dessert)..la ricetta che mi accingo a postare non è quella originale in quanto  questa specialità è originaria della zona del nuorese, dove vengono preparate le migliori sebadas mai mangiate in vita mia.
Questa ricetta appartiene a mia nonna (che a Gennaio compirà 95 anni) e tempo fa le fu trasmessa da una sua amica originaria della Gallura (zona nord Sardegna, provincia di Sassari) la quale le prepara secondo questa modalità..sono veramente buonissime e piacciono sempre a tutti . La ricetta prevede una pasta preparata con farina di semola, un pò di strutto, tuorlo e pochissima acqua (in quanto l'impasto deve risultare duro) ripiena di fette di provola (fatte insaporire precedentemente in latte fresco intero e scorza grattugiata di limone), fritta e poi ripassata in un padellino nel quale avremo fatto andare in ebollizione acqua e miele..
le sebadas o seadas (pare che il nome cambi a secondo della zona della Sardegna) devono essere servite immediatamente in quanto il formaggio deve tassativamente filare.
Dicevo che questa non è la ricetta originale in quanto tale specialità è originaria della zona del nuorese dove vengono preparate secondo un' altra modalità  e risultano decisamente migliori. Io ho avuto modo di assaggiarle e devo dire che se non le avessi mai conosciute avrei continuato a considerare migliori quelle preparate secondo la ricetta di mia nonna ma ho avuto la fortuna che mia nonna stessa avesse un'altra amica (con la quale si vedono e si sentono ancora) originaria invece di un paesino di montagna in provincia di Nuoro.
Dal momento che periodicamente torna al suo paese dove vivono i suoi parenti spesso porta a mia nonna il pane carasau preparato artigianalmente, talvolta ricotta di pecora e una volta portò (e questo non lo posso dimenticare) le sebadas preparate nel suo paese: già l'aspetto era assai differente: molto più grandi rispetto quelle di mia nonna (che pure non sono piccole, ma quelle erano enormi), la pasta più spessa ma soprattutto ciò che faceva la differenza era il tipo di ripieno utilizzato: un formaggio 'non lavorato' (così mi spiegò l'amica di mia nonna) che trovavi solo dal pastore. Una volta fritte erano una meraviglia: il formaggio occupava tutta la superficie interna della sebadas era abbondantissimo e arrivava in tutti i punti e anche il sapore era migliore.
Perchè allora non posto quelle sebadas e pubblico invece quelle di mia nonna pur riconoscendo che le prime sono migliori?
1) perchè questa ricetta riveste per me un valore affettivo enorme in quanto mia nonna è sempre stata solita prepararle secondo tale modalità e anche se quelle della sua amica nuorese sono più buone queste di mia nonna sono sempre molto buone e, ripeto, se non avessi mai assaggiato le prime direi ancora che quelle di mia nonna sono le migliori:)
2) perchè non sono riuscita a trovare questo tipo di formaggio quando abitavo a Cagliari in quanto pare che viene preparato su richiesta dal pastore..in città questa possibilità non c'è assolutamente...

ma ecco la ricetta alla quale sono legati tutti i miei ricordi di bambina:))

Ingredienti: (vi fornisco la dose intera ma io ne ho fatto una molto ridotta)

500 gr di farina di semola rimacinata
1 cucchiaio di strutto
1 tuorlo d'uovo
poca acqua (l'impasto dev'essere duro)
poco sale (la quantità giusta 'per fare la croce' così aveva detto mia nonna)

una provola a fettine non troppo fini (utilizzatene una di ottima qualità. Abitando ormai in Sicilia nella zona del ragusano ho impiegato quella di masseria che è a livelli di eccellenza:))
latte fresco intero
scorza grattugiata di un limone grande giallo tassativamente non trattato

olio di semi di arachidi per friggere
miele e acqua q.b.

In una  terrina di adeguate dimensioni versare farina, strutto e tuorlo.




amalgamare bene il tutto...intiepidire nel fornello (all'interno di un pentolino) poca acqua e farvi sciogliere poco sale. Spegnere e fare raffreddare. Unire a poco a poco l'acqua all'impasto (considerare che questo deve risultare duro).
 A questo punto lavorarlo nella tavola di legno infarinata o nel marmo (sempre infarinato) per amalgamarlo ulteriormente e  suddividerlo in vari pezzi ognuno dei quali andrà spianato con il mattarello e passato nella macchinetta per tirare la pasta ( coprire i pezzi d'impasto in attesa con la pellicola trasparente o con un canovaccio in modo che non si secchino  a contatto con l'aria) ricavando così tante sfoglie....
dapprima lo passiamo 2 volte al livello della macchinetta che ci consente di ottenere uno spessore maggiore (nella vecchia Imperia è 1, in quella moderna nuova è 6).
Quindi (considerando la macchinetta che aveva mia nonna, cioè quella vecchia a manovella) lo passeremo due  volte al livello 1, due volte al livello 2, due volte al livello 3, una o due volte al livello 4 e una volta al livello 5.
Dal omento che con la macchinetta nuova dell'Imperia (che ho io) il livello 1 ci consente di ottenere sfoglie fini tipo ostia ho preferito passarle due volte al livello due (che sarebbe il penultimo) in quanto se fossi arrivata al livello uno le sfoglie sarebbero state troppo, eccessivamente sottili, le sebadas si sarebbero sicuramente aperte e non avrebbero retto.


Prima di iniziare  a passare le parti d'impasto nella macchinetta  tagliare la provola a fette (private della buccia)  non troppo sottili e immergerle in una ciotola larga dai bordi rialzati nella quale è stato versato il latte fresco e la scorza grattugiata del limone.


Ora prendiamo le sfoglie preparate (avere l'accortezza di coprire quelle in attesa con la pellicola trasparente in modo che a contatto con l'aria non si asciughino).
Premere in modo non eccessivo una scodella su di essa in modo da lasciare un segno visibile come in foto.



Al centro di ognuno di questi segni visibili disporre il formaggio (fatto precedentemente scolare in uno scolapasta). Io poi ne ho aggiunto un altro pò a pezzi senza arrivare vicino ai bordi ma lasciando una certa distanza..le fette devono essere non troppo sottili.


Prendere un'altra sfoglia e adagiarla sopra quella precedente (dove abbiamo sistemato il formaggio).
Delimitare il mucchietto di formaggio coperto dalla sfoglia con le mani così da fare uscire eventuale aria.
Se dovesse rimanere un pò d'aria bucare con una spilla.


A questo punto riprendere la scodella (quella utilizzata precedentemente per tracciare nella sfoglia i segni visibili). Posata in corrispondenza di tali segni visibili, schiacciare bene e passarci tutt'attorno l'apposita rotellina dentata.


Posare ogni sebada preparata su un telo di cotone abbondantemente spolverizzato di farina di semola rimacinata.
Versare abbondante olio di semi di arachidi in un tegame , accendere il gas (fiamma medio bassa) quando è pronto (non dev'essere troppo caldo altrimenti le sebadas bruciano) friggerle da ambo i lati finchè non saranno appena dorate (qui è ancora palliduccia ancora deve dorare:)).


Nel frattempo in un altro pentolino avremo versato del miele e dell'acqua e avremo portato il composto a ebollizione.


Scolare la sebada (ormai appena dorata, qui si vede un pò meglio) e passarla nel pentolino con il composto di miele e acqua in ebollizione  in modo che si impregni dello stesso da ambo i lati.







Le sebadas possono essere conservate in freezer (durano anche un anno). Prima di essere conservate in freezer si fanno riposare in frigo finchè non avranno iniziato ad asciugare, quindi si riporranno in una scatola di latta ponendo della carta forno tra uno strato e l'altro.
Come sempre le foto non rendono affatto, le mie sebadas non sono perfette come quelle di mia nonna!!! Ma la ricetta è la sua, l'avevo appuntata anni fa quando ancora vivevo in Sardegna e le preparavo insieme a lei:)) 

Con questa ricetta partecipo alla raccolta 'La via dei Sapori' ideata da Serena e Arianna