venerdì 19 giugno 2015

Su Callau





La ricetta che mi accingo a postare (realizzata anch'essa durante la mia ultima permanenza in Sardegna), pur essendo spiegata nelle varie fasi che la costituiscono, ha un valore puramente informativo e ho deciso di postarla in quanto potrebbe rappresentare per qualcuno un'interessante lettura.

Mi rendo infatti pienamente conto di quanto sia difficile reperire la materia prima e capisco pienamente quanto sia arduo, per non dire impossibile, replicarla. Sono inoltre consapevole che in seguito ad una lettura più approfondita, nonostante il risultato finale ottimo (e pensare che ho iniziato ad apprezzare su callau solo in occasione della mia ultima permanenza in Sardegna in quanto non mi è mai piaciuto!!) scoprendo la natura della materia prima utilizzata moltissime di voi sicuramente rimarranno impressionate (e non a torto, in quanto anch'io ho avuto la medesima reazione non appena ho conosciuto, più nel dettaglio, l'origine dell'elemento utilizzato per realizzare questa specialità....).
Il motivo che mi ha indotta a pubblicarla è  l'enorme valore affettivo che riveste in quanto mia nonna, quando era ancora in salute e nel pieno delle sue forze era solita prepararla in Estate date le sue caratteristiche rinfrescanti. Una preparazione antichissima, tradizionale e tipica della Sardegna le cui origini si inseriscono in un contesto pastorale considerata la materia prima utilizzata per realizzarla. 
Ma cos'è su callau? Si tratta di una specialità da consumare 'al cucchiaio', in questo caso non dolce (ma ho scoperto esistono anche varianti dolci, io non ho tuttavia mai avuto modo di assaggiarle) la cui base è del latte fresco intero che viene fatto 'cagliare' con una piccolissima quantità di 'callu' fino ad acquistare una consistenza simile allo yogurt ma più compatta e con la formazione del siero sottostante. Il sapore è più gustoso di uno yogurt ma più delicato di un formaggio.
Per arrivare a ottenere 'su callau' è fondamentale quindi la presenza de 'su callu', appena spiegherò di cosa si tratta sono sicura che moltissime di voi ne resteranno impressionate (e non a torto, in quanto accadde anche a me non appena lo scoprii e questa reazione è comprensibile, naturale e normalissima :)))). 

L'elemento in questione, fondamentale, essenziale per la riuscita della ricetta  è il cosidetto CALLU DE CRABITTU (di capretto, ma può essere anche di agnellino, la differenza è che il primo consente risultati più delicati). Veniamo finalmente al dunque...su callu altro non è che lo stomaco (e per la precisione l'abomaso, cioè una delle quattro parti che costituiscono lo stomaco dell'animale) di un capretto da latte, il quale deve avere (al momento della macellazione) massimo 35 giorni di vita, dev'essere stato nutrito esclusivamente con il latte materno, non deve avere ancora conosciuto l'erba del pascolo. Addirittura è stabilito che prima della macellazione il capretto deve fare un'ultima, lunghissima poppata in modo che il suo stomaco venga riempito di latte materno (condizione fondamentale, se, al contrario, al suo interno non vi è abbastanza latte capita che i pastori, al momento della macellazione ne aggiungano altro appena munto). Nel corso di questa fase tale parte del corpo viene isolata dall'intestino e le due estremità (superiore e inferiore) vengono legate con una corda. Quindi viene fatta asciugare, stagionare, con tutto il latte contenuto al suo interno in un luogo fresco e ventilato. Pare che alcuni pastori siano soliti cospargere la parte esterna dello stomaco con sale fino in modo in modo che su callu possa durare per un periodo maggiore.
Durante la stagionatura avviene un processo di coagulazione e disidratazione ad opera degli enzimi e il prodotto finale ottenuto (quindi quello che troveremo all'interno dello stomaco) se ancora fresco risulta un composto cremoso, dal gusto piccante e al tempo stesso dolce con una nota amarognola e acidula gradevole. A questo stadio, senza aver eliminato la parte esterna, può essere spalmato nel pane, oppure tagliato a fette e fritto nello strutto. Ormai è difficilissimo reperire su callu, ma lo possiamo trovare soprattutto presso i pastori dell'Ogliastra e della Barbagia, nella zona del nuorese.


Dopo questa introduzione importantissima torniamo a su callau (la specialità di cui ho accennato, che mia nonna era solita preparare in Estate).

Secondo un uso antichissimo veniva prelevata una piccolissima parte de su callu (ORMAI STAGIONATO E DEL TUTTO ASCIUGATO) della quale veniva utilizzato solo l'interno ricco di enzimi e scartata la parte esterna. Tale parte veniva utilizzata per cagliare altro latte. DA  QUESTA OPERAZIONE SPECIFICA DERIVA LA RICETTA CHE MI ACCINGO A POSTARE!
nb: buona parte delle informazioni relative alla natura de 'su callu' le ho attinte dal web.....


Ecco gli ingredienti:



latte fresco intero (circa poco più di mezzo litro ma le quantità sono ad occhio)

una piccolissima parte dell'interno de su callu, ormai stagionato e del tutto asciugato (senza utilizzare la parte esterna che andrà scartata)
un telo o canovaccio da cucina pulito e inodore di cotone


Intiepidire appena appena il latte nel gas...






Ecco su callu di cui ho parlato nell'introduzione....ormai è abbastanza stagionato..mia madre lo acquistò molti mesi fa da alcuni pastori che vendevano prodotti tipici tra cui appunto 'su callu' che al momento era fresco ma lei (avendo intenzione di realizzare su callau) lo fece stagionare apposta.



Prelevare una piccolissima quantità de 'su callu' eliminando la parte esterna (dovremo utilizzare solo quella interna) scusate se la foto è
un pò sfuocata:(((


Sistemarlo all'interno di un canovaccio da cucina pulito, chiudiamo a sacchetto e lo immergiamo nel latte.... muoverlo un pochino e poi strizzarlo fuori dal latte...esattamente come vedete in foto..
Nella seconda foto potete intravedere le dita di mia nonna...era un giorno in cui si sentiva un pò meglio ed era un pò più lucida......in conseguenza a ciò mi ha guidata nella realizzazione di questa specialità che preparava da una vita e che preparava anche sua madre...

  

Ripetere l'operazione ma non troppe volte..in pratica smetteremo non appena il contenuto del canovaccio è diventato morbido..non bisogna esagerare altrimenti su callau assume un brutto sapore, troppo acido, invece il risultato è un composto cagliato ma delicato e gradevole..l'abilità sta proprio in questo....
Lasciare riposare a temperatura ambiente finchè, dopo qualche ora si formerà su callau. In pratica la parte solida si distacca e sotto avremo la formazione del siero....
qua sta iniziando a cagliare....


Ecco come si presenta dopo qualche ora....
parte solida formatasi e siero sottostante che spero sia visibile!


Buonissimo da mangiare al cucchiaio a merenda....più saporito di uno yogurt ma più delicato di un formaggio...
per tantissimo tempo non l'ho amato ma recentemente ho iniziato ad apprezzarlo..

35 commenti:

  1. che post interessante, cara!!!!Non conoscevo questo prodotto ne' lho mai sentito, molto interessante!!!!Deve essere delizioso!!!Se dovessi ami andare in Sardegna lo richiedero'!!!!Baci Sabry

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    1. Cara Sabry, ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato il mio post e anche la ricetta un pò insolita che ho pubblicato, sei sempre troppo gentile e carinissima:)) mi fa veramente piacere che ti sia piaciuta:)) se ti capita di andare in Sardegna puoi provare a richiedere questa specialità,
      sicuramente in qualche agriturismo avrai modo di trovarla;).
      tanti baci anche a te:))

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  2. Sarei proprio curiosa di assaggiarlo ma mi scoraggia la lunga preparazione e reperire questo callu :-(
    Grazie per aver condiviso questa ricetta tradizionale, è sempre interessante scoprire preziosi bagagli culinari italiani.
    Buon we dolcissima amica e a presto <3

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    1. Cara Consuelo, mi fa veramente piacere che questa preparazione tipica della mia isola ha catturato la tua attenzione e ti sia piaciuta:))) purtroppo su callu è di difficile reperibilità anche nella stessa Sardegna, è possibile trovarlo solo presso i pastori dell'Ogliastra o della Barbagia....mia madre ha
      avuto la fortuna di acquistarlo presso alcuni pastori che vendevano prodotti
      tipici locali...ringrazio tantissimo a te per aver apprezzato questa ricetta tradizionale che mia nonna era solita preparare nella stagione estiva:).
      Un bacione , buon fine settimana anche a te e grazie di cuore:))

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  3. Rosy come al solito i tuoi post sono ben fatti e molto istruttivi! Grazie! Però non ci posso pensare a quel povero capretto, alla sua ultima lunga poppata... mi si stringe il cuore! Ti abbraccio sniff sob

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    1. Cara Marina, ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato i miei post, sei troppo gentile e carinissima:)) mi fa veramente piacere che questa ricetta ha catturato la tua attenzione:)).
      Sono pienamente d'accordo con te: anch'io , non appena tempo fa scoprii
      l'origine de su callu ne rimasi fortemente impressionata, in effetti non si
      tratta di una cosa bellissima, lo riconosco anch'io....e il capretto non può che fare tanta pena....
      un abbraccio anche a te:))

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  4. Sono sempre meravigliose queste tue ricette tipiche....grazie veramente di cuore ....ps mi sono emozionata quando ho letto che era la tua nonna....sei tanto cara e lei sa'quanto bene le vuoi

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    1. Cara Cinzia, ringrazio a te di cuore per aver apprezzato le ricette che posto, sei sempre troppo gentile e carinissima:))) e per il pensiero gentile nei confronti di mia nonna, sei un tesoro,non immagini quanto mi faccia piacere leggere le tue parole:)))
      un bacione:))

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  5. non conoscevo questa ricetta , molto interressante tutto il procedimento anche se devo dire che il capretto mi ha fatto un pò tenerezza!!!
    Ti abbraccio

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    1. Cara Mary, ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato il mio post, sei sempre gentilissima:))mi fa molto piacere che ha catturato la tua attenzione:)) concordo pienamente con te : l'idea di quanto accade al capretto non è bellissima e appena ho scoperto la natura della materia prima utilizzata per realizzare su callau ne rimasi fortemente impressionata...
      un abbraccio anche a te:))

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  6. Ciao Rosy, so bene cos' è su callau, nel Nuorese questa tradizione antica esiste ancora! Io da bambina suplicavo mio padre affinché non uccidesse il capretto da latte,
    lo sai che l' agnellino e il capretto quando li sgozzi piangono... ho sempre pensato che
    era un ritto barbaro è non ho mai mangiato
    ne carne e i suoi derivati, tant'è vero che da piccola ero anemica! Mi mamma e mia nonna dicevano che era molto buono, ma io non riuscivo neanche a guardarlo, avevo sempre le lacrime che mi rigavano il viso, a pensare al capretto che piangeva!
    Tu sei stata bravissima, a riproporre queste ricette che fanno parte della tradizione Sarda!
    Mi sono commossa quando hai parlato di tua nonna, ti capisco sai io avevo l'ho stesso amore per la mia, è stata la persona più importante dela mia vita! Grazie di cuore amica mia per tutte queste ricette che fanno parte della nostra tradizione sarda!
    Sei bravissima!
    Un abbraccio e felice week end!
    Laura♡♡♡

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    1. Cara Laura, non avevo dubbi che conoscessi questa specialità, tipica della nostra isola, le cui origini sono antichissime ma che esiste ancora:).
      Ho deciso di postarla in quanto mia nonna era solita prepararla in Estate, considerate le sue proprietà rinfrescanti (mi parlava di suo fratello che in
      questa stagione ne faceva scorpacciate...) e quindi ad essa sono legati
      tanti ricordi d'infanzia, sebbene non amassi su callau. Effettivamente tutto
      il rituale che c'è dietro, la sofferenza di questo povero capretto mi impressionano e mi rendono triste e posso comprendere pienamente la
      reazione che avevi da piccola in quanto si tratta a tutti gli effetti di un rituale barbaro e crudele. Tra l'altro ho scoperto recentemente la natura de su callu in quanto mi sono documentata, ma a dire la verità per tantissimo
      tempo ignoravo del tutto l'origine della materia prima utilizzata e tutte le fasi per realizzare su callau.
      Grazie mille per tutti i complimenti, sei sempre carinissima, e per il
      pensiero gentile nei confronti di mia nonna, sei un tesoro:))anche per me è una persona importantissima e mi ha insegnato tante cose..la sua forza, la sua capacità di superare difficoltà enormi, lutti, guerra (cose per noi oggi
      inimmaginabili) sono esemplari....
      Grazie infinite a te per essere sempre così gentile, non immagini quanto mi faccia piacere leggere le tue parole:))
      Un abbraccio e buon fine settimana anche a te:))

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  7. Ciao carissima,
    hai fatto non bene a postarla,ma benissimo!!!è stupendo far esaltare le ricette e usanze di una volta,tuttalpiù poi se si tratta di ricette fatte dai nostri cari,come la tua nonnina :-))
    Molto interessante il tutto,grazie mille per arricchirci di così tante cose belle e buone!!! :-)
    Un abbraccio a presto <3

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  8. Carissima Daiana, mi fa davvero troppo piacere che hai apprezzato il mio post, sei sempre troppo gentile e carinissima:)) sono contenta che l'hai trovato interessante: si tratta in effetti di una preparazione tradizionale, tipica della Sardegna che mia nonna in passato era solita fare spesso
    soprattutto in Estate, considerate le sue proprietà rinfrescanti..in
    considerazione a ciò riveste per me un valore affettivo immenso:))
    Un abbraccio anche a te e grazie mille a te per la gentilezza e l'interesse, sei troppo cara:))

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  9. veramente particolare questa ricetta particolarmente legata al ricordo per tua nonna, capisco quello che hai provato nel riproporla. Mi hai incuriosita e spero un giorno di provarla, un abbraccio. Buona serata!!!

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    1. Cara Giovanna, ti ingrazio tantissimo per aver apprezzato questa ricetta veramente particolare e insolita, tipica della mia isola, sei sempre gentilissima:)) in effetti la motivazione che mi ha indotto a postarla è stato il valore affettivo immenso che riveste in quanto mia nonna era solita
      preparare su callau soprattutto in Estate ....per quanto non amassi molto
      questa specialità (ho imparato ad apprezzarla solo in occasione della mia ultima permanenza in Sardegna) ne conservo un bellissimo ricordo in quanto mia nonna lo preparava davvero con molta frequenza:))
      un abbraccio e buona serata anche a te:))

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  10. AIUTO!!!! E' stata una bellissima lettura, anche per una come me che a fatica mangia la carne, per cui sentire parlare di interiore di capretto un po' mi ha lasciata a bocca aperta!!!!
    Come spesso mi succede preferisco mangiare i piatti senza sapere i minimi particolari...per cui sono certa che assaggerei anche questo!!!!
    Un super abbraccio

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    1. Cara Mila, ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato il mio post, sei sempre gentilissima:)) mi fa veramente piacere che abbia catturato la tua attenzione sebbene sono pienamente consapevole che una preparazione del genere non può che impressionare considerato tutto ciò che c'è dietro (è capitato anche a me non appena, documentandomi bene, ho scoperto
      la vera natura de su callau! Sicuramente non si tratta di una cosa bellissima, anzi, barbara e crudele! Ma sono sempre tradizioni, usanze tipiche della mia regione..il motivo principale che mi ha indotta a pubblicare la ricetta è stato l'enorme valore affettivo che riveste in quanto mia nonna lo preparava spessissimo:)).
      Un grandissimo abbraccio anche a te:))

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    2. Girando un po' il mondo, per lavoro e per turismo, ho imparato a mangiare senza chiedere ed ho scoperto che a volte non sapendo le origini si mangia di tutto e si apprezza molto di più il piatto.
      Un super abbraccio a te che mi fai sempre respiarare un po' di aria di sardegna....ma ricordati che devi farmi le seadas e le pardulas!!! Io aspetto fiduziosa!!!

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    3. Concordo in pieno con quanto scrivi, spesso non sapendo di cosa si tratta siamo più propensi a consumare una determinata pietanza della quale se verremo a conoscenza delle origini non ne assaggeremo neanche un pezzetto piccolo!! Ti ringrazio tantissimo per l'affetto e la gentilezza, sei carinissima:)) le pardule prima o poi le posterò, le sebadas sono state già pubblicate:
      http://nonsolocucineisolane.blogspot.it/2014/10/sebadas.html
      Un abbraccio grande anche a te e ancora grazie mille:))

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  11. Carissima Rosy, apprezzo tantissimo le ricette della tradizione in generale, sono molto interessanti e genuine! Poi ci riportano indietro nel tempo...insomma sono molto affascinanti e curiose! Stavolta però, ho sentito un po' di tristezza dietro il tuo racconto, legata naturalmente alla soppressione dell'animale in tenera età e tenendo conto anche delle modalità con cui viene eseguita. Mi dispiace esprime questo sentimento, non vorrei farti dispiacere, ma ritengo che tra amiche possiamo parlarci nella sincerità! Non credi? Quando al formaggio tenero prodotto, sicuramente sarà gustosissimo e delicato, non lo metto in dubbio, lo si vede dalle foto! In ogni modo grazie per la tua presenza, per l'attenzione alle antiche usanze e a volerle mantenere nel tempo! Un grazie anche ai nonni e alle nonne che tramandano alle generazioni successive le antiche tradizioni, anche culinarie!
    Un grazie a te che lo credi fermamente! Ti saluto Rosy con un forte abbraccio augurandoti una felice settimana!
    Per me sei una cara amica! <3<3<3

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    1. Carissima Rosa, grazie di cuore per le parole di apprezzamento nei confronti delle ricette legate alla tradizione, le condivido in pieno:))).
      Ci tenevo particolarmente a dirti una cosa: non devi assolutamente giustificarti se il racconto di quanto c'è dietro questa ricetta ti ha
      impressionato, non ci sono affatto rimasta male, assolutamente:))))) se
      devo essere sincera anche per me non è stata una bellissima scoperta venire a conoscenza dei particolari(non meravigliosi anzi, barbari e crudeli) che si trovano dietro questa specialità che mia nonna preparava
      spessissimo in passato, quando era nel pieno della salute e delle forze, soprattutto in Estate, considerate le sue proprietà rinfrescanti. Io quindi conservo intatto il ricordo di questa ricetta così antica e tradizionale che
      per me riveste un enorme valore affettivo in quanto legata alla figura di una persona per me veramente speciale.....
      anche per me sei un'amica e hai fatto benissimo ad esprimere la tua
      opinione, ripeto, non ci sono affatto rimasta male e non ne vedo il motivo:)))
      grazie infinite per le splendide parole nei confronti delle ricette dei nostri nonni, sei tanto cara, mi ha fatto veramente piacere leggerle:))
      Grazie mille a te, un forte abbraccio e una bellissima settimana anche a te:))grazie di cuore ancora per le splendide parole, anche per me sei un'amica:)))

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  12. Mamma mia che articolo interessante e curioso. Non ne sapevo niente e grazie di avermi mostrato un mondo che c'è dietro ad una semplice ricetta.

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    1. Ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato il mio post, sei davvero gentilissima:)) mi fa veramente piacere che ha catturato la tua attenzione:))
      un bacione e ancora grazie mille:)))

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  13. Come storia ha il suo fascino ed interesse, come esecuzione...meglio andare in Sardegna :)
    Ciaooo buona giornata.

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    1. Cara Edvige, ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato il mio post, sei sempre gentilissima:))mi fa veramente piacere che abbia catturato la tua attenzione:)) in effetti la materia prima è difficilmente reperibile anche nella stessa Sardegna in quanto è possibile trovare 'su callu' solo tra i pastori di alcune zone del nuorese..
      un bacione e buona serata anche a te:))

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  14. È una tradizione e come tale va rispettata.
    Ma credo non potrei potrei proprio assaggiarlo...
    Un abbraccio,
    V.

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    1. Concordo pienamente con quanto scrivi e ti capisco benissimo:))).
      Anche per me è stato scioccante scoprire quanto si nascondeva dietro questa ricetta (e ciò è avvenuto di recente, documentandomi). L'ho postata esclusivamente per l'enorme valore affettivo che riveste in quanto mia nonna era solita prepararla spesso in Estate quando ancora stava bene:))).
      Un abbraccio anche a te:))

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  15. Carissima Rosy, sicuramente questo post non me lo scordo, come sempre sei stata bravissima a spiegare la ricetta, a raccontare le sue antiche origini e la tradizionale preparazione e hai fatto bene perchè è giusto conoscere e sapere. Certo che quello, che soprattutto in origine era naturale e scontato, specie per chi vive a stretto contatto con la natura, possa essere scioccante per chi con gli animali ha un'altro rapporto ed è abituato a fare la spesa al supermercato trovando i prodotti pronti e magari senza pensare troppo alle loro origini.
    Spero tanto che tu non mi fraintenda, ti ringrazio delle informazioni, ho avuto modo di allargare le mie conoscenze, ma il procedimento non mi può lasciare indifferente.
    Con te voglio condividere soprattutto l'amore e la passione che ancora una volta si sente per la tua amata nonna e immagino l'importanza di quelle abili dita che si muovono con la bravura di una vita di lavoro non solo in cucina....
    Un forte abbraccio

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    1. Carissima Laura, non ti ho affatto frainteso, non devi assolutamente preoccuparti:)) capisco benissimo quanto hai scritto e lo condivido in quanto anche per me si tratta di un'antica tradizione legata ad un contesto pastorale, con valori e modi di vedere il mondo anni luce differenti dai
      nostri, soprattutto in riferimento a questi tempi...una cosa del genere non
      può quindi che stupire e anche impressionare, sicuramente in negativo in quanto in fondo si tratta di un rito barbaro e crudele per noi ma normale e scontato per quelle persone appartenenti ad altre generazioni cresciute e
      vissute in contesti differenti dai nostri.....ti ringrazio di cuore per essere
      sempre così gentile con me e per apprezzare i post che pubblico, compreso questo, decisamente particolare e fuori dai soliti schemi.
      Ciò che mi ha indotto a pubblicarlo è stato il valore affettivo che riveste per me in quanto ho ricordi di mia nonna, risalenti al periodo della mia infanzia, che preparava questa specialità...mia nonna era legatissima ai piatti
      tradizionali del suo periodo, pensa che in Estate come bevanda dissetante era solita preparare il Karkadè in luogo del thè..documentandomi avevo scoperto che negli anni
      '30 in Italia il Karkadè era diffusissimo e sostituiva il thè (a questo avevo dedicato un post nel mio blog, nell'etichetta bevande) per ragioni di tipo storico (problemi con le colonie). Mia nonna era legata fortemente agli usi
      alle tradizioni del periodo della sua giovinezza e anche il preparare il Karkadè va riferito a tale aspetto...così come la preparazione de su callau....
      Grazie infinite inoltre per le splendide parole che hai scritto nei confronti di mia nonna, non immagini quanto mi abbia fatto piacere leggerle, sei carinissima e troppo gentile:))
      un abbraccio fortissimo anche a te e ancora grazie di cuore per tutto:))

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  16. Ogni volta che vengo a farti visita, cara Rosy, imparo sempre qualcosa di nuovo, tradizioni che mi erano sconosciute e preparazioni tipiche.
    Grazie di cuore di permettere al mio modesto bagaglio culturale della tradizione di crescere. Un grande abbraccio,
    MG

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  17. Ogni volta che vengo a farti visita, cara Rosy, imparo sempre qualcosa di nuovo, tradizioni che mi erano sconosciute e preparazioni tipiche.
    Grazie di cuore di permettere al mio modesto bagaglio culturale della tradizione di crescere. Un grande abbraccio,
    MG

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    1. Cara Maria Grazia,ti ringrazio tantissimo per le splendide parole,sei sempre troppo gentile e carinissima:)) mi ha fatto veramente piacere leggerle e ringrazio di cuore a te per la gentilezza e la considerazione:))
      Un fortissimo abbraccio anche a te e ancora grazie mille:))

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  18. Ho letto il post con curiosità e rispetto. Rispetto per tutte quelle tradizioni che ormai vanno scomparendo e che sono la nostra storia, le nostre radici. Certamente certe usanze ci fanno storcere il muso, ma sappiamo sempre come viene preparato il cibo che mettiamo in bocca? Grazie per aver condiviso questo pezzo di storia sarda e soprattutto familiare. Un caro abbraccio.

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  19. Grazie mille cara Barbara per l'attenzione che hai rivolto al mio post e soprattutto per l'atteggiamento positivo che ha accompagnato tutta la tua lettura.....si tratta di tradizioni antichissime alle quali oggi non siamo più abituati,collocabili in un contesto pastorale che ancora conserva qualche residuo nelle zone più interne della Sardegna. Il post va letto esattamente come l'hai letto tu,va concepito con un post che parla di tradizioni,usanze...ormai quasi scomparse...concordo in pieno quanto scrivi:oggi sicuramente certe tradizioni come questa ci fanno storcere il naso,ci impressionano...ma il cibo che consumiamo spesso non è genuino,spesso contiene sostanze nocive per la salute... e questo non è sicuramente meglio...
    Grazie infinite a te cara Barbara,per la gentilezza,per aver saputo apprezzare il mio post,si tratta di una ricetta che per me riveste enorme valore affettivo in quanto mia nonna era solita prepararla da una vita...
    Un carissimo e affettuoso abbraccio anche a te:))

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