domenica 28 giugno 2015

Melanzane fritte





Una semplicissima, forse banale ricetta appartenente a mia madre ma di una goduria e  di una bontà unica:)).
Da una vita è solita preparare le melanzane fritte in questo modo: una doppia impanatura per un risultato croccante all'esterno e morbido all'interno. Una tira l'altra...buonissime.
Ma veniamo alla ricetta, anche questa realizzata durante la mia permanenza in Sardegna:)).

Gli ingredienti qui sono decisamente ad occhio, non possono esserci dosi:))

melanzane (meglio le viola ma se preferite potete utilizzare le nere, io avevo queste ultime, ma non le ho messe sotto sale in quanto non si tratta va di una qualità amara, erano freschissime)
uova
un pò di latte
pane grattugiato
olio di semi di arachide per friggere
sale

Tagliare le melanzane a fette dello spessore che vedete in foto: non troppo fini ma neanche troppo grosse, lo spessore equivalente al dito mignolo delle mie mani (che sono magre) dovrebbe andare bene..


Sbattere le uova con un pò di latte e passare le fettine di melanzana dapprima in questo composto (da ambo i lati)


e poi nel pane grattugiato cercando di farlo aderire benissimo alla fetta premendo bene con le mani in modo che il pane grattugiato risulti ben aderente alla melanzana....


Ripetere un'altra volta l'operazione: quindi le passiamo di nuovo nell'uovo e di nuovo nel pane grattugiato cercando di fare aderire benissimo quest'ultimo alla fetta da ambo i lati.
In pratica faremo una doppia impanatura...
Friggerle in olio di arachidi che avremo fatto riscaldare bene...finchè non saranno dorate da entrambe le parti....


Scolarle con la schiumarola e adagiarle in un piatto con carta assorbente da cucina. Salarle e servirle immediatamente.
Niente di nuovo, niente di difficile o particolare ma è fuori da ogni dubbio che sono buonissime e di una goduria unica:).
Ottime anche servite come secondo accompagnate da una bella insalata fresca:)


Eccole più da vicino....(si intravede anche una senza impanatura..quest'ultima era infatti terminata...)



venerdì 19 giugno 2015

Su Callau





La ricetta che mi accingo a postare (realizzata anch'essa durante la mia ultima permanenza in Sardegna), pur essendo spiegata nelle varie fasi che la costituiscono, ha un valore puramente informativo e ho deciso di postarla in quanto potrebbe rappresentare per qualcuno un'interessante lettura.

Mi rendo infatti pienamente conto di quanto sia difficile reperire la materia prima e capisco pienamente quanto sia arduo, per non dire impossibile, replicarla. Sono inoltre consapevole che in seguito ad una lettura più approfondita, nonostante il risultato finale ottimo (e pensare che ho iniziato ad apprezzare su callau solo in occasione della mia ultima permanenza in Sardegna in quanto non mi è mai piaciuto!!) scoprendo la natura della materia prima utilizzata moltissime di voi sicuramente rimarranno impressionate (e non a torto, in quanto anch'io ho avuto la medesima reazione non appena ho conosciuto, più nel dettaglio, l'origine dell'elemento utilizzato per realizzare questa specialità....).
Il motivo che mi ha indotta a pubblicarla è  l'enorme valore affettivo che riveste in quanto mia nonna, quando era ancora in salute e nel pieno delle sue forze era solita prepararla in Estate date le sue caratteristiche rinfrescanti. Una preparazione antichissima, tradizionale e tipica della Sardegna le cui origini si inseriscono in un contesto pastorale considerata la materia prima utilizzata per realizzarla. 
Ma cos'è su callau? Si tratta di una specialità da consumare 'al cucchiaio', in questo caso non dolce (ma ho scoperto esistono anche varianti dolci, io non ho tuttavia mai avuto modo di assaggiarle) la cui base è del latte fresco intero che viene fatto 'cagliare' con una piccolissima quantità di 'callu' fino ad acquistare una consistenza simile allo yogurt ma più compatta e con la formazione del siero sottostante. Il sapore è più gustoso di uno yogurt ma più delicato di un formaggio.
Per arrivare a ottenere 'su callau' è fondamentale quindi la presenza de 'su callu', appena spiegherò di cosa si tratta sono sicura che moltissime di voi ne resteranno impressionate (e non a torto, in quanto accadde anche a me non appena lo scoprii e questa reazione è comprensibile, naturale e normalissima :)))). 

L'elemento in questione, fondamentale, essenziale per la riuscita della ricetta  è il cosidetto CALLU DE CRABITTU (di capretto, ma può essere anche di agnellino, la differenza è che il primo consente risultati più delicati). Veniamo finalmente al dunque...su callu altro non è che lo stomaco (e per la precisione l'abomaso, cioè una delle quattro parti che costituiscono lo stomaco dell'animale) di un capretto da latte, il quale deve avere (al momento della macellazione) massimo 35 giorni di vita, dev'essere stato nutrito esclusivamente con il latte materno, non deve avere ancora conosciuto l'erba del pascolo. Addirittura è stabilito che prima della macellazione il capretto deve fare un'ultima, lunghissima poppata in modo che il suo stomaco venga riempito di latte materno (condizione fondamentale, se, al contrario, al suo interno non vi è abbastanza latte capita che i pastori, al momento della macellazione ne aggiungano altro appena munto). Nel corso di questa fase tale parte del corpo viene isolata dall'intestino e le due estremità (superiore e inferiore) vengono legate con una corda. Quindi viene fatta asciugare, stagionare, con tutto il latte contenuto al suo interno in un luogo fresco e ventilato. Pare che alcuni pastori siano soliti cospargere la parte esterna dello stomaco con sale fino in modo in modo che su callu possa durare per un periodo maggiore.
Durante la stagionatura avviene un processo di coagulazione e disidratazione ad opera degli enzimi e il prodotto finale ottenuto (quindi quello che troveremo all'interno dello stomaco) se ancora fresco risulta un composto cremoso, dal gusto piccante e al tempo stesso dolce con una nota amarognola e acidula gradevole. A questo stadio, senza aver eliminato la parte esterna, può essere spalmato nel pane, oppure tagliato a fette e fritto nello strutto. Ormai è difficilissimo reperire su callu, ma lo possiamo trovare soprattutto presso i pastori dell'Ogliastra e della Barbagia, nella zona del nuorese.


Dopo questa introduzione importantissima torniamo a su callau (la specialità di cui ho accennato, che mia nonna era solita preparare in Estate).

Secondo un uso antichissimo veniva prelevata una piccolissima parte de su callu (ORMAI STAGIONATO E DEL TUTTO ASCIUGATO) della quale veniva utilizzato solo l'interno ricco di enzimi e scartata la parte esterna. Tale parte veniva utilizzata per cagliare altro latte. DA  QUESTA OPERAZIONE SPECIFICA DERIVA LA RICETTA CHE MI ACCINGO A POSTARE!
nb: buona parte delle informazioni relative alla natura de 'su callu' le ho attinte dal web.....


Ecco gli ingredienti:



latte fresco intero (circa poco più di mezzo litro ma le quantità sono ad occhio)

una piccolissima parte dell'interno de su callu, ormai stagionato e del tutto asciugato (senza utilizzare la parte esterna che andrà scartata)
un telo o canovaccio da cucina pulito e inodore di cotone


Intiepidire appena appena il latte nel gas...






Ecco su callu di cui ho parlato nell'introduzione....ormai è abbastanza stagionato..mia madre lo acquistò molti mesi fa da alcuni pastori che vendevano prodotti tipici tra cui appunto 'su callu' che al momento era fresco ma lei (avendo intenzione di realizzare su callau) lo fece stagionare apposta.



Prelevare una piccolissima quantità de 'su callu' eliminando la parte esterna (dovremo utilizzare solo quella interna) scusate se la foto è
un pò sfuocata:(((


Sistemarlo all'interno di un canovaccio da cucina pulito, chiudiamo a sacchetto e lo immergiamo nel latte.... muoverlo un pochino e poi strizzarlo fuori dal latte...esattamente come vedete in foto..
Nella seconda foto potete intravedere le dita di mia nonna...era un giorno in cui si sentiva un pò meglio ed era un pò più lucida......in conseguenza a ciò mi ha guidata nella realizzazione di questa specialità che preparava da una vita e che preparava anche sua madre...

  

Ripetere l'operazione ma non troppe volte..in pratica smetteremo non appena il contenuto del canovaccio è diventato morbido..non bisogna esagerare altrimenti su callau assume un brutto sapore, troppo acido, invece il risultato è un composto cagliato ma delicato e gradevole..l'abilità sta proprio in questo....
Lasciare riposare a temperatura ambiente finchè, dopo qualche ora si formerà su callau. In pratica la parte solida si distacca e sotto avremo la formazione del siero....
qua sta iniziando a cagliare....


Ecco come si presenta dopo qualche ora....
parte solida formatasi e siero sottostante che spero sia visibile!


Buonissimo da mangiare al cucchiaio a merenda....più saporito di uno yogurt ma più delicato di un formaggio...
per tantissimo tempo non l'ho amato ma recentemente ho iniziato ad apprezzarlo..

giovedì 11 giugno 2015

Malloreddus alla campidanese e nota finale relativa alle melanzane sott'olio:))




Mi rendo pienamente conto che si tratta di una ricetta  invernale non adatta a questo periodo.......il fatto è che l'ho realizzata il mese scorso....... quando ancora mi trovavo in Sardegna e le temperature erano più fresche:).
Is malloreddus alla campidanese rappresentano un classico della cucina tradizionale sarda (sicuramente tra i piatti tipici più noti).  Nello specifico poi, la salsa con la quale si condiscono gli gnocchetti è per me speciale e riveste un enorme valore affettivo in quanto mia nonna era solita prepararla seguendo proprio questa  ricetta con la quale condiva is malloreddus preparati direttamente da lei.........prometto che prossimamente posterò anche quest'ultima ricetta.......non appena le temperature si abbasseranno di nuovo ...è davvero da tanto che non preparo is malloreddus...
Come potete immaginare si tratta di un piatto saporitissimo e molto gustoso, certamente non estivo ma davvero ottimo.

A fine post scriverò una nota finale relativa alla ricetta delle melanzane sott'olio pubblicata lo scorso anno...dal momento che recentemente ho avuto modo di rifarle con alcune modifiche (che le hanno rese a mio giudizio ancora migliori) pubblico la nuova foto finale (migliore senza ombra di dubbio rispetto alla vecchia) e accenno alle piccole variazioni che ne hanno migliorato l'aspetto estetico e il sapore:))

Ma iniziamo con la prima ricetta:

Ingredienti:

gnocchetti sardi (is malloreddus)
una salsiccia sarda fresca intera
una bottiglia di conserva di pomodoro fatta in casa o una confezione grande di pelati di ottima qualità
1 cucchiaio abbondante di concentrato di pomodoro di ottima qualità
1 spicchio d'aglio
1 cipolla piccola
basilico fresco spezzettato con le mani
olio extravergine d'oliva
pecorino sardo grattugiato
se vi piace un pizzico appena di zafferano di ottima qualità (mia nonna utilizzava quello di San Gavino Monreale, centro dell'oristanese noto per le coltivazioni di zafferano).



Ridurre la salsiccia a tocchetti di medie dimensioni, non troppo grandi nè troppo piccoli (dopo averla tagliata ho cercato un pò di sgrassarla;).




In un tegame versare dell'olio extravergine d'oliva e scaldarlo, quando è pronto aggiungere la salsiccia e rosolarla bene..quindi unire la cipolla tritata e l'aglio intero sbucciato e schiacciato (o ridotto a fette, scegliete voi!) e fare appassire il tutto...


A questo punto aggiungere il concentrato di pomodoro e scioglierlo bene...


Unire la conserva (o i pelati passati) salare se necessario ma pochissimo (io non ho aggiunto sale in quanto la salsiccia è già molto saporita di suo...) coprire e cuocere a fuoco basso per circa 50 minuti..


Quasi a fine cottura unire  le foglie di basilico spezzettate con le mani.


Potete aggiungere, in cottura, un pizzico appena di zafferano,  conferisce al sugo un sapore particolare e  buonissimo...trovandomi dai miei io non l'ho messo in quanto a mio padre non piace!
Condire is malloreddus con il sugo e spolverizzare con pecorino sardo grattugiato (nella foto non si vede in quanto era stato già amalgamato alla pasta:)


Infine vi rimando alla ricetta delle melanzane sott'olio (per vederla cliccate qui) recentemente rifatta. Lo scorso anno la provai esattamente seguendo in modo pedissequo la ricetta che mi era stata data ma quest'anno ho apportato le opportune modifiche e il risultato è stato ancora migliore...intanto ecco la nuova foto (ho riaggiornato anche il vecchio post con la nuova foto finale e con le piccole modifiche apportate ma purtroppo non ho fotografato tutti i passaggi:((


Ecco le modifiche:
 1) nella ricetta originale era prevista una maggiore quantità d'acqua e minore di aceto. Io ho fatto sbollentare le melanzane in metà acqua  metà aceto. Nonostante le avessi messe sotto sale ho salato di nuovo l'acqua e aceto con il sale grosso in quanto sbollentandole perdono gran parte, praticamente tutto il loro sale.
2) Anzichè tagliarle dello spessore di un dito le ho tagliate con mezzo dito di spessore con un risultato estetico più carino;)

lunedì 1 giugno 2015

Fregola sarda con agnello









Recentemente sono tornata dopo una lunga assenza dal blog...come moltissime di voi sanno mi trovavo in Sardegna dai miei....prima di accingermi a pubblicare questa nuova ricetta voglio rivolgere un caloroso grazie  di cuore a tutte le amiche che non ho fatto in tempo a salutare e che hanno rivolto un pensiero gentile nei confronti di mia nonna le cui condizioni di salute, data l'età molto avanzata, non sono affatto migliorate. Una persona appartenente ad un'altra generazione, fortissima come una roccia, che nella sua vita ha affrontato la guerra, lutti e grandi difficoltà, ha sempre lavorato senza fermarsi mai.... autosufficiente fino a non molto tempo fa nonostante i suoi 95 anni..... potete capire quanto per una persona così sia duro e inaccettabile rassegnarsi ad una condizione che ti vede dipendere in tutto e per tutto dagli altri...potete ben capire quanti siano i momenti di sconforto....


Inizio con il proporre  una specialità tipica della mia isola, che ho realizzato in occasione della  permanenza in Sardegna, veramente buonissima e saporita: un primo piatto realizzato con la fregola sarda di grana media e la carne dell'agnellino sardo da latte il cui gusto è delicatissimo e decisamente migliore rispetto allo stesso animale in età adulta. La fonte è una raccolta pubblicata tempo fa dal quotidiano  locale, racchiusa all'interno di un volume, di ricette tipiche della tradizione proposte dagli stessi lettori....


 Dose per 3 persone:

180 gr di fregola sarda di grana media
3 pomodori secchi dissalati sotto l'acqua corrente o in una ciotola con acqua per far perdere loro il sale in eccesso quindi tamponati con carta assorbente da cucina
circa 1 kg di agnellino sardo da latte a pezzi non troppo grandi nè eccessivamente piccoli con tanto di ossa (che conferiscono più sapore alla preparazione)
una bella manciata di prezzemolo fresco tritato
due spicchi d'aglio
una cipolla bianca
1\2 bicchiere di Vernaccia invecchiata
brodo vegetale (preparato con sedano, carota, cipolla, acqua e un filo di olio extravergine d'oliva e fatto cuocere per circa un'oretta..salare q.b. in cottura)
olio extravergine d'oliva
sale

Versare dell'olio extravergine d'oliva in un tegame antiaderente di adeguate dimensioni, scaldarlo, e, quando è pronto, aggiungere la carne di agnellino sardo da latte a pezzi di media grandezza...dalla foto sembrerebbero grandi ma la dimensione è normale...ho preferito non tagliarla a pezzi piccoli per non fare asciugare troppo la carne durante la cottura.


Rosolarla bene, quando inizia a prendere colore unire il trito di aglio, prezzemolo,  pomodoro secco (preparato in precedenza) e la cipolla affettata....


quando il tutto è appassito bagnare con la Vernaccia e cuocere almeno mezz'ora...
quindi unire la fregola (la Vernaccia intanto sarà del tutto evaporata...) e tostare pochi minuti.


Portare a cottura aggiungendo man mano mestoli di brodo vegetale.


Servire subito, la consistenza che vedete in foto è perfetta:) assolutamente non asciutta ma neanche brodosa...in apertura al post ho ingrandito le foto in modo da rendere meglio l'idea;)